Pupi torresi           pag. 4

Più volte il tram che veniva da via Piscopia slittava, prendeva la rincorsa e usciva fuori dai binari spazzando via il banco dell'acquaiola, poi risarcito il d'anno dall'azienda e lo rifaceva nuovo. Gente in strada ce nera poca chi si trovava in quel momento scappava, si salvava, e giocavano al l'otto. Per queste rincorse del tram si usava dire "à pigliato 'e liscio 'o tram", da questo dire nacque il tormentone per i tranvieri, e noi ragazzi li canzonavamo, quando vedevano arrivare il tram a voce alta si diceva: "cundetò quanno 'o tramme piglia 'e liscia, sorete 'a do piscia?" (conduttore quando il tram slitta piglia la rincorsa tua sorella dove piscia?) di solito il conduttore del tram non rispondeva, ma c'era pure chi ci dava la risposta col dire: "a ddo pisce mammete" (dove orina tua mamma).
Per qualche anno non ci fu teatro con i pupi a Torre del Greco nel 1930 venne aperto in via Antonio Luisi nel punto dove oggi ce il Metropolitan, un locale di circa 200 mq. Il gestore era uno solo e pagava l'affitto all'Amministratore Giuseppe Del Gatto conosciuto come "Don Peppe. À Commenione" (Don Giuseppe a Comunione) che l'esigeva per il Sig. Balzano da tutti chiamato ('o Signore Pappone) ricco commerciante di coralli aveva un negozio a Roma, abitavo nel palazzo che fa 'angolo con corso Umberto e via A. Luisi, oggi della Banca Popolare: il Sig. Pappone non solo quel palazzo era suo ma ve aveva altri quattro in quella zona con quello più alto che fa angolo col vico "Balzano" (lo chiamavano il Grattacielo) e un palazzo in vico Abolito Mondo, una figlie sposata a Roma e due signorine in casa, un Commerciante sfortunato perché tutta la sua proprietà andò venduta all'asta per il fallimento nel 1939.
Ritorniamo al teatro è coppa à guardia (in via A. Luisi per L'ULTIMO ATTO della sua esistenza.
Il teatro fu istallato con tutte le regole che si richiedeva aveva una sessantina di posti a sedere con comune sedie impagliate per "la platea" per la piccionaia fu costruito subito ha l'ingresso due alti piano di legno, tutte le sere era sempre stivata come sardine dai spettatori. Oltre la porta d'ingresso sulla strada, un'altra era nel vicolo (vedi) era per l'accesso al palcoscenico e per l'uscita di sicurezza, una grossa finestra "sempre nel vicolo" si apriva "dopo lo spettacolo" per fare uscire la massa della piccionaia, saltavano da quella finestra come tanti disperati in cerca d'aria e libertà, era veramente spettacolare vedere quelli scugnizzi saltare dalla finestra, non aveva servizio in genici e vicino al muro esterno nel vicolo scaricava tutto l'acqua che s'aveva accumulata nella pancia per tutto la durata dello spettacolo, per noi che lavoravamo sul palcoscenico avevamo una finestra dietro con sbarra di ferro ch'è dava nel giardino e la facevamo lì.
Che sia ben chiaro non solo l'opera dei pupi non aveva una "LATRINA" ma nemmeno gli altri locali pubblici ne il cinema e nemmeno il teatro della nostra città, c'erano i vespasiani, quello di via Del Gatto (già detto) un altro "Mieza 'a Parrocchia" (Piazza S. Croce) allato della Chiesa a pochi passi del Cinema Savoia oggi ce il Bar De Nicola, un altro in via Teatro a lato del "Teatro Garibaldi", ancora sotto la volta affianco al Cinema Vittoria. Ho detto solo quelli del centro. Riprendiamo a dire di come fu allestito il teatrino, il boccascena, le quinte a drappeggi, il sipario tradizionali furono pitturato da Salvatore D'Amato (molto conosciuto i suoi dipinti tutt'oggi e ben quotati); per avere un idea del soggetto del sipario creato dal D'Amato (vedi frontespizio del mio teatrino viaggiante), lo avevo bene memorizzato ed lo imitato dopo più di trent'anni che stato disperso l'originale.
L'inaugurazione avvenne in autunno con la storia di ORLANDO e RINALDO, era di sabato e ci fu un affluenza al botteghino per fornirsi del biglietto per l'ingresso, a tutti due spettacoli la sala era piena di spettatori, sul ponto di animazione c'erano Alfredo (titolare) e il fratello Don Pasquale con quattro apprendisti io compreso. Per qualche anno si andò a gonfie vele, il cinema non impediva l'opera dei pupi anzi c'erano gli appassionati che seguivano la storia ed erano sempre presenti, non perdevano una puntata e conoscevano il seguito se l'avevano memorizzato.
Erano anni difficile e di miseria, le donne rimanevano in casa al divertimento la sera ci andavano soli uomini, al cinematografo alla domenica erano poche le coppie e più uomini soli. Come gli altri teatri e cinema, d'estate si faceva il riposo in autunno si apriva con un'altra storia diversa a quella della stagione precedente, l'abilità del direttore era tale che si disimpegnava subito appena intuiva che il pubblico era stanco, modificava lo spettacolo, accoppiava i pupi e i personaggi, aggiungeva il varietà, si serviva dei dilettanti locali erano tutti ragazzi torresi che sapevano cantare: Antonio Perillo, Totonne Serpetiello (Antonio Serpe), i fratelli 'A Cerase (Vincenzo e Michele Fanella), Aniello Ascione, io da comico macchiettista. Per la recitazione avvolte c'era Gianni Pernice, Raffaele Di Maio (padre). Sotto la ribalta c'era un mini orchestra da due o tre elementi con chitarra, mandolino, violino, e batteria, questi sempre fissi anche se non c'era da cantare, avvolte si ci aggiungeva qualche altro strumento affiato come tromba, clarinetto e cet.
Chi suonava in quel cale? Suonatori ne passarono tanti e sarebbe troppo lungo l'elenco da scrivere dico di che fecero più stagione teatrale, Aitano 'o pezzecato, (Gaetano San Marco) mandolinista, Vicienzo 'o Re con la chitarra (non so il suo cognome), Leonardo Gigli violinista era giovanissimo figlio di un maestro suonatore di violino, mio nipote Ciccio (Francesco Izzo) con la batteria ha lasciato di se pochi ricordi.

 

   
                 Michele Izzo veste le marionette
              (pupi ridotti per piccoli palcoscenici)
 Gli spettacoli con i personaggi si facevano al sabato, con una farsa recitata a braccio pescata dal grande patrimonio culturale della commedia dell'Arte napoletana, bisognava difendersi dalla concorrenza ch'era il cinema, avanzava a passo da Gigante e faceva pagare il biglietto meno caro del nostro, da noi erano due il costo per l'ingresso: dodici soldi = a (60 centesimi) e sei soldi = a (30 centesimi), al cinema erano tre il costo per l'ingresso: 15 soldi = a (75 centesimi per i primi posti, mezza lire = a (50 centesimi) per i secondi posti, quattro soldi = a (20 centesimi).
Per cambiare un po’ il programma il maestro scrisse la sceneggiate napoletane e li facevano coni pupi è fu questo la salvezza per l'incasso serale. Correva l'anno 1939, Don Pasquale fratello più anziano del direttore si volle ritirare dall'attività perché era troppo faticosa manovrare i pupi e non se la sentiva, io ne ebbi un vantaggio perché fui promosso pupante e venivo pacato, cambiammo i ruoli dei personaggi, il maestro recitava la parte più impegnative (quelle che prima erano del fratello) e quelle sue passarono a me, prima d'essere qualificato lavoravo a "gratis". Dopo aver fatto tutta la stagione a Marzo del 1940, si chiuse per riposo come era uso fare tutti gli anni.
Il giorno 15 dello stesso anno sono partito per compiere l'obbligo militare di leva nella Marina, "cinque giorni" prima che io partisse iniziò la guerra. A Settembre l'opera dei pupi apre i battenti riprese l'attività anche se la Nazione era in guerra, con l'oscuramento cambiarono orario di apertura e di chiusura, il mio posto fu occupato da un cugino del direttore un professionista figlio d'arte li costava di più. L'opera dei pupi a Torre del Greco ha sempre lavorato, non si fermò per l'evento bellico, rimase chiuso solo con l'occupazione dei Tedeschi e riaprì con l'arrivo degli Americani.
A giugno del 1948 avevano chiuso per il riposo estivo, quando si presentarono due signori, uno napoletano l'altro residente a Sora (Frosinone), fecero una richiesta per portare l'opera dei pupi a Sora un paese interno della Ciociaria dove non c'era mai stato quel tipo di teatro. Si rischiava troppo, si correva il pericolo di non incontrare l'approvazione del pubblico, e per non correte rischi e per non rimetterci, Alfredo chiese un minimo di garantito, l'accordo fu stipulato per la somma minima serale di 10.000 (quattro persone e l'attrezzatura). Fecero un regolare contratto in carta da bollo, in aggiunta alla paga stabilita gli impresari dovevano darci vitto, alloggio e pacarci il trasporto. Eravamo all'altezza di fare spettacoli con i personaggi e con i pupi, c'era Antonio Perillo mio cugino aveva una bellissima voce e cantava, io ero adatto per le canzonette (macchiette), Gennaro De Simone attore è eccellente puparo bravissimo, Alfredo Buonandi non ha bisogno di presentazione.
Il giorno fissato per la partenza, su di un camion di trasporto merci caricammo l'attrezzatura e partiamo, era giovedì, arrivammo di sera col buio, ed il giorno dopo allestimmo il teatro in un bel fondo grande. Il sabato sera si fece il debutto con Orlando e Rinaldo in tre atti, la chiusura con un mini varietà, l'orchestrina di quattro elementi abitanti sul posto. L'incasso fu discreto per le prime due sere ma diminuì nelle serate successive.
Il Direttore capì che non interessavano i pupi li tolse di mezzo e continuammo le serate con i personaggi rinforzato la compagnia con dei dilettanti del luogo, rappresentavamo farse con il Pulcinella, impersonato molto bene dal De Simone. La cosa durò una decina di giorni, poi venne la rottura del contratto per mancanza dei pagamenti, ci avevano dato solo l'acconto prima di partire e non pacarono nessuna serata. In quei giorni l'alloggio e il vitto era buono casereccio, solo la paca mancava, allora il Buonandi chiese ai soci di accompagnarlo dai Carabinieri. Uno di loro due l'accompagnò, il Maresciallo ascoltato i fatti diete torto a chi ci aveva portato a Sora e lo impose di pacarci il viaggio di ritorno. Costui si frugò e cacciò 6.000 lire non ne aveva di più. La cosa era un po’ difficile perché i soldi erano pochi ci volevano almeno 10.000 lire, tanto chiedevano i trasportatori, quello non ne aveva di più, "non si può strizzare il sangue delle rape", cercarono con l'aiuto dei Carabinieri trovarono un Camionista che andava a caricare la frutta ai mercati generali di Napoli con la mediazione del Maresciallo il Camionista si prese le 6.000 lire e si caricò tutto l'attrezzatura, arrivato a Napoli ci voleva scaricare con tutto il materiale vicino ai mercati ortofrutticolo, ma come facevamo per andare a Torre?