Ci furono un po’ di trattative, si concluso col
dargli altre 2.000 lire, che celi rimise Alfredo. Le 10.000 di acconto
che aveva avuto prima della partenza erano servite per noi come acconto:
L. 4.000 a De Simone, L. 2.000 a me, L. 1.000 al Perillo e le 3.000 le
aveva trattenute per se, a conti fatti il direttore prese meno di tutti.
Fu una brutta avventura lavorare fuori di casa per più di dieci giorni
è guadagnare poche lira, ma così era la vita dei commedianti
all'epoca.
UN NUOVO GUAPPO
Le stagione teatrale 1949/50: si aprì con un'altra
storia borghese "di guappi e camorra", erano quelle più
richieste dai spettatori e si doveva eseguire il filone di preferenze. I
soliti fatti di cronaca dell'Ottocento Napoletano dove campeggiava
"Tore 'e Criscienze - Antonio 'a Porta è Massa", (Salvatore
De Crescenzo e Antonio Lubrano) con altri appartenente all'Onorata
Società, cosi era scritta la storia. Sul cartellone per fare più colpo
al richiamo si scriveva ha lettere grande "L'UOMMENE DO SISSANTO"
(gli Uomini del Sessanta), tra gli assidui clienti, ce nera uno che non
mancava una sera, assisteva a tutte le puntate, costui esercitava la
proffessione del maniscalco, si chiamava Raffaele Minotauro meglio
conosciuto come (Rafele 'o Ferracavallo) aveva il laboratorio in via
Nazionale di fronte al palazzo del Cardinale (dove oggi ce l'ingresso
del parcheggio per le macchine).
Raffaele entrava nella metà del primo spettacolo e rimaneva fino alla
fine del secondo. Nell'intervallo tra il primo e il secondo "una
sosta di un ora circa", ci raccontava di un suo zio vissuto
nell'Ottocento, ch'era un guappo saggio e positivo che aveva partecipate
ha più "àppicec" (risse) con ottimi risultati, era un buon
tiratore di coltello e maneggiatore di rasoio, ci declamava in dettaglio
tutte le bravure di suo zio "quanto era giovane" mentre
Raffaele non era ancora nato, i fatti e le bravure lo zio a lui ce li
aveva raccontato quanto aveva 6/7 anni, mentre lui quanto ce li narrava
a noi, aveva i capelli bianco, in torno a Raffaele si formava un
capannello tutti con le orecchie tese per l'ascolto e lui caricava di
più la dosa, tanto che si appassionava e convinceva tutti, a l'ungo
andare e ripetere sempre gli stessi fatti, lui e gli altri che
ascoltatori invogliavano il Direttore ha inserire nella storia il
personaggio e dai racconti di Mastù Rafele (diventato un tormentone)
fecero nascere IL NUOVO GUAPPO, Il Direttore, si prese tutti gli appunti
si approfondì nei fatti e creò il personaggio con la stessa levatura
del protagonista TORE è CRISCIENZO fu così che Luigi Anainiello lo zio
di Raffaele entrò nella storia dei guappi col nome di LUIGINO ò
TURRESE, (Luigi il Torrese) fu un richiamo questa trovata si videro i
risultati all'incasso serale e facce nuove seduto in sala, forse per la
curiosità ho per altro non so ci frutto bene, le scene di questo nuovo
personaggio il Direttore l'inventava scriveva un canovaccio e poi si
andava a braccio.
(Anch'io ho scritto per il mio repertorio un atto su "Luigino ò
Turrese", lo scritto e lo rappresentato una sola volta, per dare
dimostrazione di come venivano messo in scena storie
"Borghese" di guappi e di camorra nell'opera dei pupi. Lo
archiviato che non è più l'epoca di mettere in scena fatti del genere,
ce la televisione con "LA PIOVRA" ed altre storie con scippi,
a guati e sparatorie somigliante alla realtà. Ancora una curiosità per
il nuovo personaggio, nel 1957 Alfredo Buonandi era al riposo, arrivò a
Torre Carlino Abate "girovago" con una Giostra per il
divertimento dei più piccini e una tendone, sotto il tendone i figli
facevano l'Opera dei Pupi. Istallò tutto in Largo Comizio, avviarono a
rappresentare la storia di "Tore è Griscienze", si presero
per aiuto su la scena Vittorio Perna, gli appassionati che ci andavano
tutte le sere per assistere lo spettacolo aspettavano la sortita di
Luigino 'o Turrese, che non usciva mai in mezzo ai guappi andavano dal
padrone a domandare quanto sarebbe uscito il guappo Torrese? Don Carlo
"il titolare" non sapeva cosa risponderli il personaggio
richiesto non li risultava nei copioni che lui aveva, e domandò a
Vittorio di questo personaggio Vittorio li confermò che Alfredo faceva
sortire Luigino ò Turrese nel suo Teatro, Carlino andò a casa del
Buonandi e disse: "Cumpà chi è chistu Turrese ca mo domannena
tutte e sere?" (Compare chi è questo Torrese che mi chiedono tutte
le sere?) Alfredo gli rispose "è un personaggio da me inventato,
non hò parte scritte portami dei fogli e io te li scriverò",
Carlino li portò i fogli, le parte vennero scritte e furono
rappresentate, il pubblico contento Carlino pure, il maestro salvò
Capra e Cavolo.
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Negli ultimi anni gli spettatori si allontanavano, io
feci l'ultima serata il 31 Gennaio del 1950 mi misi in proprio approdai
nella provincia di Cosenza, rimasero in due a lavorare su la scena per
poco ancora ma poi Gennaro De Simone che da San Giovanni a Teduccio
veniva a lavorare a Torre per poche lire non l'era conveniente e si
trovò un nuovo patrone a Napoli, il suo posto l'occupò Angelo Buonandi
residente a Portici, il pubblico ce nera sempre meno, l'incasso non
bastava più a coprire le spese si ne andò anche Angelo, Alfredo da
solo e con l'aiuto dei ragazzi faceva il teatro, in quei 3/4 ragazzi ce
nera uno che prometteva bene per la recitazione e fu lanciato dal
direttore "ne aveva bisogno" di alternare le voci. Tutto
questo mi fu raccontato proprio dal maestro Alfredo: qualche anno dopo,
al mio ritorno a Torre, mi disse di avermi sostituito per la recitazione
con "Vittorio 'a Malizia" (Vittorio Perna) la cosa mi face
piacere per l'amico Vittorio, era un assiduo ragazzo del palcoscenico
non mancava nessuna sera per la troppa passione per il teatro lui a
tesso non fa più il puparo s'occupa di teatro che viene fatto da uomini
in carne e ossa, ha trascinato dietro di se i figli ENZO - GINA e ROSA
PERNA, che si sono inserito bene nel mondo dello spettacolo.
L'Autunno del 1951 l'opera dei pupi di via Antonio Luisi fu aperto come
tutti gli altri anni, a lavorare sul ponte c'erano Alfredo e suo cugino
Angelo e 2 o 3 ragazzi, gli spettatori non erano più numerosi come
avveniva all'apertura delle altre stagione teatrale e di conseguenza
l'incasso non era sufficiente per potere pacare l'aiutante, Angelo fu
licenziato e l'opera non era più come quello di prima, (una sola noce
nel sacco non fa rumore) un solo Artista con qualche dilettante possiamo
immaginare che opera era? Non solo ma con i ragazzi Alfredo non aveva la
sicurezza che la sera successiva sarebbero ritornati, è se andavano
"quanto andavano" era per passare la serata non per imparare
l'arte non erano appassionati, correvano dietro le ragazzine e quando
trovavano la ragazza che l'assecondava la sera "ti saluto opera dei
pupi", anche Vittorio ch'era tanto appassionato fece lo stesso, una
bella sera non si presentò si aveva fidanzato e Alfredo rimase proprio
solo e da solo si fa poco, costretto sempre in cerco di qualche amico
appassionato per recitare avvolte convinceva qualcuno di quelli che
recitano una volta all'anno con La Cantata Dei Pastori e così a pezzi e
ha bocconi andava avanti, arrivò il mese di Dicembre, per cercare di
rifarsi un po’ d'incasso il maestro vestì tutti i pupi per lo
spettacolo tradizionale Torrese che lo si può valutato come un frutto
per il Santo Natale "La Cantata Dei Pastori", una
rappresentazione che a sempre fruttato, l'incasso ero assicurato e con
il quale avrebbe potuto in parte ricuperare le spese per l'affitto del
teatro e del deposito "dove aveva i pupi" l'energia elettrica
ecc. la sera del 24 Dicembre fu proprio l'ultimo spettacolo. Perché
l'ultimo?
Il giovane "Ciccelluccio" lo si chiamava così perché da
ragazzino veniva sul parco con noi per imparare l'arte fece una buona
carriera per l'animazione dei pupi e non s'imparò a recitare Ciceluccio
"Francesco Organista" all'invito del maestro accettò con
riserva, il giovane fu chiaro disse: "Don Alfrè la sera della
vigilia ciò la mia fidanzata a cena s'è vengo faccio un solo
spettacolo poi vado via" il Maestro fu costretta accettare ne aveva
bisogno, la sera del 24 alle ore 17 Francesco fu puntuale si presentò
al teatro e fece il 1° spettacolo dalle ore 18 alle ore 20, la sala era
gremita di spettatore, Organista non sapeva recitare era solo per il
maneggio, la recitazione di tutti 10 personaggi li face da solo il
maestro con tagli e cambio di voce, finito lo spettacolo Francesco se ne
andò, c'era gente sedute in sala aveva entrata nella metà del 1°
spettacolo e avevano il diritto di restare, non c'era l'aiutante è non
si fece l'altro spettacolo, dovettero restituire il danaro ai rimasti in
sala. È fu il primo rospo che ingoiò l'anziano maestro, il teatro
rimase chiuso per qualche mese. Già da qualche tempo i nuovi padroni
del locale l'assillavano per averlo libero il maestro si convinse ad
abbandonare tutto a malincuore, liberò il locale portandosi via tutto
il materiale di sua proprietà, portato tutto in deposito che aveva a
pochi passi dal teatro. Si chiuse definitivamente un capitolo di storia.
Il piccone distrusse i muri e si iniziarono i lavori per la nuova
struttura ancora oggi esistente il Cinema Teatro METROPOLITAN correva
l'anno 1952.
I proprietari riconoscenti a chi aveva ceduto il locale "senza
richiesta di buonuscita" lo assunsero come impiegato, sapendo che
aveva una larga esperienza teatrale, e gli affidarono la direzione del
personale e del palcoscenico.
Dopo qualche anno incominciarono gli acciacchi di vecchiaia e si ritirò
dal lavoro, collaborava con gli amatori di teatro Torresi
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