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I DUE STEVE

Apple I - 1984                

          

era in una scatola di legno, e la motherboard era costruita attorno il microprocessore 6502, il più economico che Woz fosse riuscito a comprare.
Costava $ 666 e non era dotato né di monitor, né di tastiera.


La rivalità tra i due responsabili iniziò ad acuirsi per colpa dei continui disaccordi su questioni cruciali. Nel 1982, Jobs decise di assumere la direzione anche della sezione software. Raskin si rese ben presto conto che non avrebbe mai potuto tenere testa al suo carisma. Si dimise e gli lasciò definitivamente lo scettro. «Jef Raskin e Steve Jobs sono due egocentrici», ricorda Dan Kottke, un altro membro del team. «Jef sarebbe potuto restare, se non si fosse messo contro Steve. Ma è troppo ferreo su certe cose. Non riesce a starsene zitto». Jobs e Markkula chiesero a Raskin di ripensarci, offrendogli la leadership di un nuovo settore di ricerca, ma lui restò irremovibile.

Due anni più tardi, il 22 gennaio 1984, fu trasmesso per la prima volta il celeberrimo spot di lancio del Macintosh. Il 24, il nuovo computer era in vendita a 2500 dollari. Con la sua voce sintetica, il Pc presentava Jobs come “suo padre”. È chiaro in effetti che egli abbia svolto un ruolo determinante nella fondazione di Apple, nella creazione del Macintosh e nella recente ripresa dell’azienda da una grave crisi che l’aveva colpita, ma in occasione dei vent’anni del Mac vale la pena di sottolineare come la storia venga sempre scritta dai vincenti. «Jef Raskin è un uomo brillante, ma come tutti i geni non è riuscito a far riconoscere il suo valore», commenta Bruce Damer, responsabile del museo informatico DigiBarn vicino Silicon Valley.         

Apple I  - 1976      
             Apple I
Il capitolo di storia del computer che meglio rappresenta il concetto di “sogno americano” riguarda sicuramente la nascita dell’ Apple I. Era il 1976: due giovani hippies, Steve Jobs, inventore di videogiochi per l’Atari, e Steve “the Woz” Wozniak, impiegato alla Hewlett Packard, costruirono nel garage di casa una scheda basata su un processore MOS 6502, convinti che una simile invenzione avesse reso il mondo dell’informatica più accessibile a chi ne fosse interessato.

L’artefatto conteneva tutto il necessario per funzionare come un computer, ma bisognava aggiungere una tastiera, un alimentatore e, soprattutto, un terminale video. Benché l’aspetto fosse quello di una scheda piena di condensatori e circuiti, i due inventori dimostrarono che il loro primo computer, battezzato Apple I, poteva competere con i modelli commerciali in vendita sul mercato: le capacità dialettiche di Jobs bastarono a convincere un venditore di computer, che ordinò 50 esemplari.

Per acquistare i componenti necessari alla costruzione degli Apple I Steve Jobs vendette il suo furgoncino Volkswagen, mentre Woz si liberò di due terminali Hewlett Packard. La consegna degli Apple I avvenne con un giorno di anticipo rispetto agli accordi: dopo quell’occasione furono venduti altri 150 esemplari dell’ Apple I. La prima dimostrazione pubblica avvene il 28 agosto 1976: non fu di grande successo, e i due furono quasi costretti a dichiararsi falliti prima ancora di ufficializzare la loro società. Woz, tuttavia, portò un prototipo di quello che sarebbe stato l’ Apple II: fu questo ad attirare la curiosità disinteressata di migliaia di persone.

Qualche mese dopo avvenne la svolta: Jobs e Wozniak furono contattati da alcuni investitori che decisero di finanziare la società: da quel  dopo la Apple Inc. fatturò qualcosa come 140 milioni di dollari (era il 1978).

Dell' Apple I quindi, furono venduti solo 200 pezzi, montati spesso in scatole di legno dalle forme più disparate: malgrado l’aspetto, che forse li rende ancora più ricchi di fascino, i primi Apple I costituiscono dei veri e propri reperti, rincorsi dai collezionisti e adorati da chi li possiede. Ma ancora più incredibile è la storia di due giovani che, con pochi dollari e molta fantasia, fecero tremare i colossi dell’industria elettronica, diventando di lì a poco plurimiliardari. 
    
Apple II - 1977      
        
Apple II
Al primo Computer Show di Atlantic City, nel 1977, Steve Jobs e Steve Wozniak presentarono il prototipo di un computer destinato al grande pubblico: l' Apple II. Tuttavia non incontrarono la fiducia dei finanziatori, troppo scettici di fronte ad una simile macchina. I due fondatori della Apple decisero di affrontare da soli la scalata al successo. Sedici anni più tardi, nel 1993, terminò la produzione del computer più longevo mai realizzato: 500.000 esemplari di Apple II furono venduti nelle diverse versioni commercializzate in tutto il mondo.

Al contrario del suo predecessore, l' Apple I, questa seconda creatura si presentava in un elegante case di plastica, disegnato dallo stesso Jobs: il desiderio di realizzare con l' Apple II un computer non solo funzionale, ma anche bello da vedere è stato da sempre un requisito fondamentale nell'intera produzione Apple. Inoltre, l'architettura "aperta" dell' Apple II permetteva di ampliare le risorse del computer utilizzando schede progettate da altri produttori: in questo modo le periferiche disponibili aumentarono ed il software dedicato si arricchì notevolmente. La versione successiva, denominata "Apple IIe" (enhanced), sfoggiava un numero ridotto di circuiti integrati ma una potenza e versatilità maggiori.

L' Apple II è insomma il capostipite di quella lunga serie di home computer destinati a cambiare le abitudini di molti giovani (e non) degli anni '80.

Apple III - Nel 1980

con il successo consolidato del mercato e l'annuncio dell'ingresso di IBM nell'arena del PC, Apple presentò un computer per gli uffici:

Realizzato con un po’ di arroganza in tempi troppo brevi, raggiunse il mercato quando non era ancora completamente funzionante.
Nonostante fosse venduto a più di $ 4000, molti modelli erano già guasti prima della consegna.

Anche dal punto di vista software Apple III soffrì della mancanza di compatibilità con Apple II. Anche se il processore era lo stesso, il 6502 a 1 MHz, il nuovo sistema operativo, significaticamente SOS (sophisticated operating system), era incompatibile con il DOS.

In più la mania di segretezza di Jobs fece in modo che al suo lancio nessuno sviluppatore avesse scritto software specifico.

Si può ben dire che i difetti di Jobs per gli anni a venire fossero già ben sottolineati da Apple III.

Apple Macintosh 128

Questo è il primo glorioso esemplare di Apple Macintosh. Presentato ufficialmente alla stampa americana il 25 gennaio 1984, prende il nome dalla varietà più gustosa di mela americana.

La caratteristica rivoluzionaria di questo computer era la straordinaria praticità: nessun cavo esterno se non quello dell'alimentazione, concetto seguito ancor oggi con i nuovi prodotti Apple. Anche il suo aspetto estetico fu argomento di critiche ed elogi: la forma compatta e monolitica dell' Apple Macintosh è rimasta in ogni caso nell’immaginario collettivo legato ai computer dell’epoca, e ha distinto fin dall’inizio l’attenzione che la Apple ha dedicato al design dei suoi prodotti. Il primo Apple Macintosh era potentissimo, 128 Kb di RAM ed un processore Motorola 68000, lo stesso montato sui Commodore Amiga. Il microfloppy drive della Sony aveva una capacità di 400 kb, ed il video aveva una risoluzione di 512x342 punti.

Ma ancor più importante fu l’implementazione di un sistema operativo basato su finestre e icone, già sperimentato sul modello LISA: questa scelta rese estremamente facile l’utilizzo dell' Apple Macintosh, permettendo all’utente di gestire in maniera intuitiva ogni singola operazione. Il primo Apple Macintosh fu insomma uno dei più grandi successi della Apple: soprannominato scherzosamente "E.T.", nel momento di massimo splendore ne veniva prodotto uno ogni 27 secondi.ù

           Apple Macintosh 128
1990

In piena epoca “Open Macintosh” l’ultima incarnazione di Mac Plus fu Macintosh Classic, il Macintosh dall’aspetto “classico”.

Dopo un primo modello reso lento dalla difficoltà di gestire System 7 utilizzando un microprocessore Motorola 68000, uscì l'ottimo Classic II, la perfetta Works machine, una sorta di SE/30 dalle componenti e dal prezzo decisamente più economico.

Era una splendida macchina, ma ebbe vita breve per fare spazio ai modelli LC (la fortunata serie Low Cost) e ai Performa.

Uscito fuori tempo massimo, Classic Color è un piccolo Mac compatto con uno schermo Sony da 10 pollici, a 256 colori. Non poteva sostenere la concorrenza di prezzo del Macintosh LC II, che vantava uno schermo da 13 pollici, ma è sicuramente uno dei computer più belli di tutti i tempi.

L’estetica, il blasone e il breve periodo di commercializzazione ne hanno fatto una macchina da collezione. Non c’è nulla di più post moderno e Cybernetico di un Mac Classic Color in soggiorno o in cucina…


1986

Il primo Macintosh professionale fu Macintosh Plus, uscito nel 1986 durante l’era di John Sculley.

Comprendeva una porta SCSI per il collegamento di un hard disk e di una stampante laser, aveva la vertiginosa quantità di 1 Mbyte di RAM, e un dischetto da 800 Kbyte.
Una nuova ROM con 128 Kbyte stipati dal sistema operativo.

Questo fu il computer che inventò il desktop publishing e in pratica tutta l’editoria computerizzata.Una delle macchine più riuscite della storia.

1995
 


Nel 1995 iniziò la transizione di Macintosh dai microprocessori Motorola della serie 68000 (processori con un complesso set di istruzioni) a un processore di tipo più moderno, di architettura RISC, denominato PowerPC e prodotto da IBM e Motorola.
PowerPC avrebbe dovuto diventare il cuore di PC denominati CHRP prodotti in concorrenza ai PC dotati di microprocessore Intel (come i Pentium).
Il microprocessore è l’unità di calcolo del computer, e ne rappresenta il cervello.
Il primo microprocessore fu Intel 4004.
Motorola 68000 era un microprocessore CISC a 32 bit, decisamente superiore agli Intel 8086 e 8088. Fu il processore di Lisa, e di tutti i Macintosh fino alla serie Mac II. I modelli successivi furono il 68020, il 68030 e infine il 68040, ultimo della sua famiglia ad equipaggiare i Macintosh.
A metà degli anni novanta i Motorola della serie 68000 furono sostituiti dal processore PowerPC.
Qualche anno dopo l’invenzione del processore CISC, fu proposto un nuovo tipo di microprocessore con un ridotto set di istruzioni, detto RISC, ma capace in virtù di questo di una velocità più elevata. Il primo PC dotato di processore RISC fu l’inglese Archimedes con un processore ARM (lo stesso che equipaggia il notepad Newton di Apple).
Anche Motorola progettò una famiglia di processori, denominata 88000.
IBM, Motorola e Apple hanno poi costituito un consorzio per la produzione dei processori RISC della serie PowerPC, che equipaggiano gli attuali Macintosh.
Anche se le istruzioni del processore PowerPC sono incompatibili con quelle della serie 68000, la transizione fra i due tipi di processore risultò indolore, grazie ad un sistema di simulazione software per intrappolare il codice dei vecchi programmi.
Anche il sistema operativo era nel 1995 “nativo” PowerPC per non più del 20%.