L’ORIGINE
DELL’ALFABETO
E I NAPOLETANI
Sappiamo che la storia ci è stata ricostruita dagli
scavi archeologici e da opere (o frammenti di esse) tramandatici da
studiosi anche antichissimi. Molti uomini hanno speso la vita nelle loro
accanite esegesi. Storici, filologi ed ermeneuti hanno ricombinato le
tessere di un mosaico dell’ampiezza di oltre cinquemila anni, senza
contare le congetturate epoche antecedenti.
Il comportamento umano affonda le sue origini in quei tempi remoti, e
poi via via modificato dalle varie culture, specie quella occidentale
concentrata, come si sa, nel bacino del mediterraneo.
Anche se, in queste pagine, darò l’impressione di dir male dei miei
convesuviani, e specie dei miei torresi, premetto che il mio sentimento
nei loro confronti, pur sfociando in una ironica dicotomia di
illaudo-apprezzamento, si dovrà interpretare come un amore
irreversibile, come tutti gli innamoramenti mai appaganti. Questo libro,
non dimentichiamolo, ha le sue fondamenta all’ombra del Vesuvio, e da
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questo sito che i moti dell’animo, le
passioni, gli sconvolgimenti, le gioie e i dolori, il folklore, la
cultura, la stampa, si convoglieranno in questa prosa. Siamo il popolo
più ancestralmente campanilistico del Globo; qui pure quando si truffa
o si ammazza è, paradossalmente, per campanilismo. Io sono convinto che se
l’alfabeto, quindi la stampa, non fossero stati mai inventati, il
popolo napoletano avrebbe potuto farne a meno, per la sua prerogativa
logorroica e mnemonica, non solo, ma se l’uomo non avesse saputo mai
parlare, ebbene, il napoletano avrebbe diffuso nel mondo la fononimia,
di cui e detentore da sempre.
Non la pensarono cosi i primitivi, perché a mano a mano che si
civilizzarono, dopo i pallottolieri cinesi, le conchiglie, le tavolette
d’argilla, ecc. crearono il progenitore dell’alfabeto, che gli
addetti ai lavori chiamano pittogramma, il cui significato e facile intuire. Queste
parole-concetto avevano molta somiglianza con i geroglifici, di cui oggi
si conoscono oltre tremila segni. A titolo di delineamento dirò che i
geroglifici erano distinti in scrittura
ieratica (religiosa) e
demotica (popolare)
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