Una bella mattina un certo JEAN FRANCOISE CHAMPOLLION, nel lontano 1822, si mise in
testa di decifrarli tutti. E come tutti i caparbi prese in braccio la
famosa Pietra di Rosetta,
portata alla luce dal francese PIETRO BOUCHARD e prima di farsela
cascare sui piedi la scaraventò sul banco del suo laboratorio di
ricerche, e allora andò a letto (si fa per dire) quando anche il segno
più impercettibile fu smascherato.
Nelle scritture antiche dette
cuneiformi si sono addirittura decifrati episodi che hanno attinenza
con fatti biblici. Oggi va un po’ scemando l’interesse per
l’ermeneutica e l’archeologia. Gli studiosi diranno: a che vale
faticare tanto se prima o poi faranno del mondo un cumulo di macerie? Ma
dopo 1’invenzione della stampa, dal Rinascimento in poi, vi sono stati
molti pionieri dedicati a questi moderni studi e ricerche. Fino al
nostro secolo molto tempo umano e stato speso per la decifrazione delle
scritture di antich’i popoli. Non vi è dubbio che ogni genio umano è
sempre un po’ folle, con buona pace di Sant’Agostino e Nietzsche. Diceva Valery: "Il genio si muove nella follia, nel senso che si
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tiene a galla la dove il demente annega". Un certo G. F. GROTEFEN, professore della Università
di Gottiga, agli albori del 1800, decifrò così
bene la scrittura cuneiforme che finì col
comunicare egli stesso con chiodi e cunei disposti in modo prestabilito
a frequenze ripetibili.
Così, quando doveva dire alla moglie: desidero mangiare, o dormire o
fare l’amore, disponeva i suoi chiodi, come dire, ora sul desco, ora
sul talamo. Ma la consorte non capiva un chiodo di quel linguaggio, non
solo, spesso gli diceva: marito mio, ti sei messo brutti chiodi in
testa, perché non utilizzi il tuo tempo per affari più remunerativi?
E le donne, credete,
da questo punto di vista sono uguali in tutto il mondo, quindi è inutile
darsi pena, cari convesuviani. Ora, prima di passare ai
Fenici, i quali combinarono un alfabeto molto simile al nostro, voglio
tergiversare sulla diffusione della scrittura attraverso i tempi, sempre
strumento d’elite e di manovra politico-religiosa. A pensarci bene,
pero, i Re, escluso il glabro Carlo Magno, si sono sempre preoccupati più
dei muscoli e delle armi piuttosto che di lettere, ma andiamo avanti. Il
popolo, manco
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