inquartato, ecc. Le pezze onorevoli: palo, sbarra,
banda, ed altre. Dulcis in fundo gli scudi con figure ideali come il
drago, la sirena, l’idra, il liocorno, le cinquefoglie, il giglio, le
anatrelle e, come e sfizioso dire, chi più ne ha più ne metta. Dunque,
abbiamo appreso che la grafica relativa agli emblemi si riallaccia alla
simbologia ideografica e all’araldica. Lo stemma araldico, come il
marchio commerciale o il simbolo politico non sono altro che la
simbolizzazione di una idea. Ogni ideogramma, intanto, al di la della
concezione estetica e formale, è studiato perché si inserisca nella
sfera psichica dell’osservatore, influenzandola positivamente. Perché
il marchio tipografico sia di stampo ideografico lo dimostra pure la
segnaletica stradale che assicura messaggi elementari ed inequivocabili.
In Campania vi è una doppia segnaletica, quella relativa alla
circolazione e quella dei grafomani, forse tipografi mancati. Alcune
scritte sono facete, altre drammatiche. A iosa si legge: Dio c’e;
Gesù salva. Altro come: O voti di qua o di la sempre in c…
(nei fondelli) ti arriverà. Tutti i marchi moderni hanno come
prerogativa la stilizzazione dei
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tratti e l’elementarietà del concetto per garantire
la massima comprensione. Non mancano, di certo, i marchi di contenuto
ermetico allo scopo di stimolare la curiosità e la fantasia, a discapito,
pero, dell’intellegibilità. Inoltre una certa pubblicità, per così
dire minore, gioca d’ambiguità con ideogrammi e scritte
camuffate allo scopo di confondere dei prodotti con altri più famosi.
E’ arrivato il momento di concludere il primo capitolo di un libro che
potrebbe apparire un elogio alla stampa tipografica tradizionale. E’
chiaro che molto spesso mi lascio prendere la mano dalla deformazione
professionale, avendo senza dubbio il piombo nel sangue, non nel senso del
saturnismo, grazie a Dio. Bisogna provarla questa droga del piombo fuso. E
qui voglio ricordare il fraterno amico Franco Penza che alla fine degli
anni ’60 redigeva i due suoi originali, «scapigliati» giornali: «Il
Penzatore» e «L’infinito», nella mia bottega nascente di Via
Purgatorio. Egli si interessava di Critica d’Arte; io notavo 1’aspetto
psicologico (dietro una divertente ironia goliardica) di alcuni sedicenti
pittori e attori torresi, ciascuno sempre
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