Cap. 2 - Pag. 61 | ||||
consentiva correzioni; inoltre lo strofinìo vigoroso degli xilografi nella parte posteriore del foglio non concedeva la possibilità di stampare ripetutamente sul fronte retro. I caratteri mobili risolsero ogni problema. Sebbene alcune polemiche sulla paternità assoluta di Gutenberg della stampa tipografica non si siano mai del tutto dissipate, la storia vuole che l’orefice di Magonza, nel 1450, iniziasse a sperimentare gli strani bastoncini di piombo fuso, importanti sull’estremità superiore il rilievo delle lettere a rovescio. Come è facile capire, lo scopo che si era prefisso quell’astuto di tedesco fu quello di rendere rapida non già la formazione delle pagine, ma la copiatura di esse una volta ultimate. Johan Gutenberg, come ho detto, era orefice di professione e, guarda caso, Torre del Greco, la mia città, ovunque riconosciuta come Patria del Corallo, trabocca di orafi ed orefici. Ma sono certo che nessun torrese trascurerebbe l’oro per mettersi a fondere il piombo. Gutenberg lo fece, ma posso assicurarvi che non era uno stupido. Cercava sì la gloria ma, come gli alchimisti, riteneva la sua invenzione una vera pietra filosofale, perché, |
appunto, tentava di trasformare il piombo in oro, coi
ricavi del suo notabile operato, in origine, comunque, non poco
contrastato, come tutte le grandi innovazioni della storia. |