Gia nel 1850 incise la prima lastra di zinco tramite
morsura di acido nitrico, utilizzando la luce e un negativo fotografico
che fungeva da maschera sulla lastra sensibilizzata con una vernice
trattata. II clichè aveva emesso il primo vagito, ma non avrà lunga
vita. Caratteri automatizzati linotipici e clichè piani di zinco hanno
dominato 1’arte nera fino alla metà del XX secolo. Le poche
officine di alcune testate che ancora non si sono convertite alle nuove
tecnologie tuttora formano le pagine di giornale con piombo linotipico e
clichè, specie il giornalismo minore. Ed è proprio in questi vetusti
opifici che si ascolta il rantolo letale del piombo fuso. E’ proprio
in questi nostalgici casermoni di minuscoli soldatini di piombo che gli anta
di animo lirico e ispirato sentono salire il groppa alla gola. Intanto
la sgherra fototecnica, ormai computerizzata (sistema a freddo,
contrapposto al sistema a caldo del piombo fuso) avanza con i cosiddetti
passi da gigante, e, nella scorreria impietosa, si modifica e migliora,
solo ai fini produttivi, naturalmente, requiando uno dei fattori
fondamentali del lavoro creativo e delle arti applicate tutte: la
partecipazione emotiva, il contatto
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epidermico, l’afflato diretto con la materia quasi da
plasmare con le dita. Il sistema a freddo squassa la criniera
reiterando di continuo la fredda compiacenza delle vittorie, dove il traguardo del bottino estorto,
però, non alimenta che nuove
bramosie e concupiscenze.
Se Gutenberg non fosse nato la cintura vesuviana non avrebbe neppure
beneficiato dei sostegni etici positivi che certamente si recuperano
dalla diffusione della cultura. Quale mestiere avrebbero esercitato i
nostri Vico, Croce e De Sanctis dietro la consapevolezza che le loro
analisi andavano. trascritte in una o due copie di codex, destinati al
massimo ad arricchire le sontuose ville vesuviane degli altoborghesi?
Cosa avrebbero fatto i nostri. Ferdinando Martello ed Emanuele Melisurgo
se non fosse esistita la vecchia partenopea tipografia Flautina
che stampava uno dei primi giornali umoristici della storia, intorno
alla meta del secolo scorso: L’Arlecchino. Fossilizzazioni
borboniche avrebbero stagnato il torpore di un popolo in perpetua
precarietà, sempre dominato e prevaricato dall’alto e dal basso.
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