dall’amena Pozzuoli e via via con le alture di
Posillipo, lungo la invidiata Caracciolo, e giù per la storica Ercolano,
per la mia ferace Torre del Greco e la fastosa Pompei, indi
Castellammare, dove termina la fascia vesuviana tirrena, proseguendo
ancora per la suggestiva Vietri e la impresepiata Amalfi, quindi la
notabile Salerno fino alla talassoterapeutica Pesto dei Greci. Una terra
(alla faccia degli antiretorici) decantata dai miti più antichi, dalle
sirene di Ulisse; bersaglio degli insediamenti magnagrecisti, dimora
amena e tranquilla per svaghi e riposo dei romani antichi. La terra
vesuviana, oggi in degrado, ha esternato in passato il suo genio
interiore creativo ed intellettivo con la filosofia popolare-verbale e
cattedratica, con la poesia più intensa e vibrante, con la scienza e le
arti, aderendo alla diffusione della stampa, sempre utilizzata e seguita
nelle sue fasi evolutive. Grazie anche all’orefice di Magonza l’amena
costa vesuviana non è rimasta solo una
figura leggiadra di venere seducente, ma vacua, come molte belle donne.
Peccato che il flemmone della bramosia di potere si stia allargando a
macchia d’olio in tutte le
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fasce sociali. Per la prima volta nella storia il
malessere scaturisce dall’individuo, emarginato dalla recrudescenza del
suo insoluto esistenziale. Il male dell’uomo moderno e sociale solo per
conseguenza. Anche Napoli, purtroppo, diventa un capoluogo di
folla-sola.
L’unico antidoto contro il babelico ordinamento comportamentale
suggerito dai mass-media e la loro nociva grancassa propagandistica
inneggiante il consumismo, potrebbe essere una sana lettura, oserei dire
pre-culturale. Ricusare l’intricato onanismo intellettuale delle
elucubrazioni dottrinarie e delle speculazioni filosofiche senza
sbocco.Una lettura inedita, che non coinvolge il lettore negli interessi
pratici o ideologici dell’autore; una lettura puerile, bonaria ed
amorevole, antiscolastica, antisapienza, antistorica, che non si prefigge
di insegnare nulla se non la riscoperta di saper stare insieme nella piena
gioia di vivere. Semplicismo o qualunquismo? Banalità, retorica? Signori,
con la mania della critica, dell’analisi scelta, del the best
artistico abbiamo distrutto la spontaneità espressiva, abbiamo contorto e
complicato tutto, abbiamo
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