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provocano inconvenienti più seri. Il punto tipografico viene anche detto corpo quando si riferisce ai caratteri tipografici. Infatti si va dal corpo 6 al corpo 72. Dopo questa misura i caratteri vengono fabbricati in legno, di minor peso e di conseguente maneggevolezza, sono misurati in righe: da 8 a 100 righe, e oltre. La diffusione della stampa offset ha consentito anche al tipografo più sprovveduto di acquistare sul mercato dell’usato la diabolica Linotype, di cui tratterò ampiamente più avanti. La composizione manuale è, quindi, limitata ai caratteri da titolo e da avviso cittadino. Ne ho raccolti caratteri dalle casse, da giovinetto. Un modo di iniziarsi alla cultura non già col libro ma dentro il libro. Amici soldatini dei bei tempi andati, della Tipografia Turris di Torre del Greco, di quella Editoriale presso la stazione Termini o quella annessa al Ministero della Marina sul Tevere, o della Genovese, al Pallonetto S. Chiara ed infine della mia bottega-bazar di Via Purgatorio a Torre del Greco. L’aneddotica, tramandata verbalmente, relativa al comportamentale degli artigiani tipografi campani è vastissima, fantasiosa e grottesca. L’epilogo delle liti

comporta, talvolta, lo impiastricciarsi a vicenda il viso con l’inchiostro. Le delazioni vengono punite col caffè corretto al… petrolio. Altri aspetti rasentano il maniacale. Un anziano tipografo divideva la somma delle prestazioni per il numero di copie da stampare onde provare 1’ebbrezza dell’accumulo centesimato. Un altro tipografo dovette cambiare lavoro perché le macchine in movimento gli davano pulsioni erotiche. Ah, tipografo napoletano che dici errore: fesseria! CARATTERI DI PIOMBO FUSO
STAMPANO
L’ULTIMO CUORE DI NAPOLI
Ho già specificato come la stampa tabellare fu uno dei primi tentativi dell’uomo di produrre in maniera ripetitiva l’espressione figurativa. Non fu mai possibile, prima dell’acquaforte e della calcografia, però, riprodurre in serie, in maniera fedele, la pittura propriamente detta con le numerose sfumature e mezzi toni. Il mio popolo ha sempre amato l’iconografia, forse perché suggestionato da quella religiosa; a cospetto dei vecchi codici si incantava sulle miniature e sulle vecchie stampe xilografiche e le commentava in pubblico. Nasceva il cantastorie che