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su di un solo asse rotante. Il magazzino contenente le matrici è disposto in posizione obliqua nella parte superiore della macchina. Esso contiene all’interno solitamente novanta canali, in ciascuno dei quali slittano in caduta una ventina di matrici per ogni lettera alfabetica, più la punteggiatura e le maiuscole. I segni speciali vengono inseriti a mano nel compositoio della macchina. La tastiera alfanumerica aziona delle barre verticali che, durante lo sfioramento dei tasti, spingono dei dispositivi di sganciamento disposti nella parte inferiore del magazzino. Ciascun tasto sgancia la matrice voluta che va ad allinearsi in un compositoio mobile, il quale, a rigo ultimato, va a posizionarsi innanzi alla forma a fondere, dietro la quale un pistone affonda nel crogiolo di piombo fuso perché si formi rapidamente la barretta gia solida e improntata lungo la linea di matrici del compositoio mobile. Indi questi si posiziona innanzi ad un braccio meccanico che preleva le matrici per riscomporle automaticamente nel magazzino. Il rapporto di tempo tra un rigo composto a mano ed uno linotypico è almeno di 1 a 5, senza contare il tempo risparmiato per la

scomposizione, e soprattutto l’assenza di usura dei caratteri, poiché, a stampa ultimata, i righi vengono rifusi per formare nuove linee di scritto. (Queste tecniche sono oggi (albori del 3° millennio) obsolete e praticate solo per lavorazioni speciali o in aree geografiche retrograde. N.d.r.).
MASTRO LUIGI FICASECCA
Dovremo, tra poco, trattare la progettazione tipografica che nelle botteghe avviene raramente sulla carta, proprio come ha sempre operato Luigi Ficasecca, un anziano tipografo del capoluogo campano. Lavora ancora e da solo, malgrado le 80 primavere, perché, come me, dice di avere il piombo nel sangue, non, però, nel senso del saturnismo. A dire che nel dopoguerra aveva un organico di cinque camici neri, sei tute blu e due grembiuli bianchi, quest’ultimi, tiene a sottolineare, coprenti molta opulenza. «Ma cosa vuoi, caro Luigino, figlio mio, ca figlio mi puoi essere, anzi nipote, se non pronipote, cosa vuoi, una vertenza sindacale oggi, una domani e sono finito in mutande». Il boom economico incominciava a dissolversi negli anni 60-70, ma le botteghe sorgevano ad ogni