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trattata in cartiera: sulla superficie vengono fissate delle microscopiche vesciche di particelle chimiche, le quali, sotto la pressione delle biro, si rompono lungo il solco della scrittura, trasferendo il segno sulle copie sottostanti. L’uso della tradizionale carta carbone subisce un lento declino, come pure la carbonatura tipografica, antiestetica e insudiciante. Da ragazzo, sia a Torre che a Napoli o a Roma, durante le prove d’arte, ho dovuto sempre eseguire la composizione di uno stampato meccanizzato. Un termine avaro per raggruppare quella serie di stampati che vanno realizzati attraverso una disposizione rigorosa delle misure relative alle distanze degli elementi grafici costituiti da caselle, linee, fincature, ecc. Questi modelli tipografici venivano introdotti in macchine compilatrici con tabulazione ed interlineature prestabilite, le prime apparecchiature, cioè, connesse alla contabilità meccanizzata. Ma, ahimè, le botteghe artigiane hanno visto scemare gradualmente questo tipo di lavoro, per altro ben pagato, poiché l’avvento dei calcolatori ha trasformato questi stampati in moduli continui onde evitare arresti alla stampante. Le |
macchine competitive per la stampa di moduli continui vanno al di là delle possibilità
economiche ed impiantistiche delle tipografie artigiane. Cosi
l’industria assorbe buona parte del lavoro destinato agli artigiani. Le
piccole macchine per moduli continui, o gli adattamenti alle macchine
tipografiche, non sono concorrenziali. Un altro colpo mortale vibrato al
piombo tipografico, perché le matrici di questi stampati vengono
fotocomposte per l’offset ortodossa o quella a secco (fotopolimeri). |