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dottrina cristiana. Fino al XV secolo, che vedrà la scoperta del Nuovo Mondo e quella della stampa a caratteri mobili, la cultura napoletana s’incentrava sugli studi teofilosofici, quindi furono ben scarse le opere prosastiche o in versi degne di rilievo. Vigeva la poesia provenzale importata dagli stessi angioini, la quale influì non poco, secondo i filologi, sullo insorgere della poesia popolare napoletana, che si affermerà definitivamente solo nel Cinquecento, in pieno periodo della scoperta della stampa. Intanto gli scriptorum erano in pieno fulgore. Era 1’esplosione pirotecnica conclusiva di un’arte plurisecolare destinata di lì a poco ad estinguersi, o a sopravvivere come i fuochi fatui nelle scuole elementari sotto i1 nome di calligrafia o bella scrittura, per incenerirsi completamente nel secondo dopoguerra. Non di meno, di stabile affermazione era la miniatura, essenzialmente legata ai codici danteschi. Molto nota la Divina Commedia miniata a Napoli in quel periodo e conservata gelosamente presso la Biblioteca dei Gerolomini. Si tratta di un codex molto discusso, copiato, sembra, da un altro codice toscano realizzato appunto da |
scribi fiorentini. Quest’opera, detta pure
filippina, nacque dalla stretta collaborazione di un provetto
amanuense ed un esperto miniatore. Il genere di letteratura artistica
miniata si propagò in molte province del Regno, i cui operatori erano
attratti dalla cultura artistico-letteraria degli angioini. |