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Gli aragonesi lasciarono evolvere la cultura letteraria a Napoli, sia latina che volgare, dove si distingueva il celebre Giovanni Pontano, il quale, forse per la prima volta nella storia, compì uno sforzo per allargare la cultura a tutte le fasce sociali dell’Italia meridionale. Un po’ come faceva a Firenze Lorenzo il Magnifico. L’Accademia, appunto, pontaniana, si avvalse, tra l’altro, di uomini illustri, come il Panormita e il Sannazaro. Il Centro di Studi, fondato però dal Panormita, costituiva il Centro Umanistico Napoletano, dove venivano compiute opere di filologia ed esegesi, di storiografia e di traduzione di testi antichi. La stampa a caratteri mobili ha certamente contribuito a tramandarci la cultura dietro la moltiplicazione in serie degli scritti, poiché le copie singole dei codici, visto i saccheggi e le devastazioni belliche, potevano lasciar dissolvere nel nulla numerose notizie storiche e letterarie delle più particolareggiate.
Ma la pigrizia mentale dei circumvesuviani, favorita pure dall’evasione teleiconografica e dal sole generoso nelle giornate lavorative sempre più corte, rende inusitate le torme di tomi accatastati nelle

librerie. Solo le targhe stradali ci ricordano la storia, 1’arte, la letteratura. Molti giovani frequentano la mia bottega artigiana, in prossimità degli esami, per fotocopiare stralci libreschi in massima riduzione ottica, da celare o mimetizzare nelle cintole o nelle cavità più recondite dell’abbigliamento, a causa dell’endemica incapacità di coordinare e memorizzare la materia studiata, o forse solo letta, tra un disco ed un video dei big più in voga. Una persona su cinque segue gli studi regolari per l’interesse dello studio in se. Dileggiata dai colleghi, per giunta, quale secchiona, pedante, introversa. Le Università pullulano di matricole non già per l’amore del sapere, ma per il prestigio che il pezzo di carta dà. E’ la cultura come strumento di intimidazione, come potere aulico che eleva a ranghi superiori. Un sentimento antico di riscatto di un popolo proveniente da un analfabetismo secolare; se generalizzato, però, perde della sua forza e della sua stessa essenza, e quello che si sta verificando. Ma diceva Galilei: La differenza che passa tra un filosofo ed un laureato in filosofia e quella che intercorre tra un artista che crea la sua opera