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a causa di difficoltà strutturali ed amministrative. Il mio era solo un ironico, pietoso grido di speranza associato ad una timida proposta: che i poveri utilizzatori di stampati di piccolo taglio, una volta estinte le botteghe, vengano trattati almeno nel modo anzidescritto... E’ comunque doveroso ricordare che le industrie grafiche napoletane, malgrado le palesi difficoltà gestionali degli ultimi anni, sostengono una buona fetta di livello occupazionale della categoria. Molti non chiudono i battenti solo per salvaguardare i posti di lavoro. Ciò e ammirevole. I risentimenti dei tipografi nei riguardi dei vecchi padroni despoti e sfruttatori vanno via via dissolvendosi. Forse oggi bisogna combattere il risentimento dei titolari nei riguardi delle nuove leve. Non è improbabile, per certi versi, che insieme all’estinzione delle botteghe, alcune industrie tipografiche possano anche retrocedere al rango di tipografie artigiane. Auguriamoci che ciò non accada mai! E, credetemi, in questo ambiguo carosello di parole, non sto acciaccando e medicando tenendo fede al proverbio che dice: Per vivere comodamente bisogna accendere una candela a S. Antonio e una al |
diavolo. Le trovate goliardiche sono fatte
così. E’ difficile discernere quando uno scherza o quando fa sul serio.
Ciascuno la interpreti a modo suo. Intelligenti pauca. Ma al di là
dell’ambiguità e dei doppi sensi, grazie a Dio i nuovi dirigenti d’azienda
hanno una condotta moderata. Vi è molto più rispetto della dignità
individuale e maggiore adeguatezza remunerativa. E’ indubbio che i
dipendenti abbiano acquistato più decoro. Vanno fortunatamente
scomparendo anche i delatori che hanno fatto il gioco degli ultimi
baroni della carta stampata. In quasi tutte le aziende tipografiche
campane si respira un’aria diversa, più democratica. |