padrone significa grosso padre, ora, caro Mari, parleresti
così male di tuo padre, anche se grosso
e tesaurizzatore, anche se, spesso, snaturato? Un padre, pure se ingiuria
i propri figli, li sfrutta, li aggredisce o li opprime, lo fa sempre a fin
di bene... ama, come si suol dire, a modo suo, ma sempre amore paterno e...
». Io ed Arturo avanziamo tra la ressa, abbacinati dalle luminarie
cinematiche, sostando entusiasmati innanzi agli Altari dipinti su
gigantesche tele, ed intanto gli dico che l’imprenditore del sud non e né migliore
né peggiore degli altri, ma sostanzialmente diverso. E’
dissimile la sua sfera emotiva, la sua base culturale, la sua natura
storica d’essere padrone. E’ vero che abbiamo avuto casi di
padronismo acuto cronico, come, ad esempio il famoso imprenditore
tipografo X. Y. che spianava le banconote col ferro da stiro, ogni sera,
puntualmente, prima di obbedire al suo rituale apotropaico
antinflazionistico e rifugiarsi in una nutrita sequela di scongiuri
cabalo-mistici, per abbandonarsi, infine, tra le cosiddette braccia di
Morfeo. La sua anima, di notte, diveniva un batuffolo di bambagia soffice
che rimbalzava tra
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Belzebu, il fattucchiere e Nostro Signore. Avevamo
raggiunto il Porto di Torre per incrapularci, poi, in un convivio luciano
a base di mitili, taralli impepati e birra esotica, indi assistere agli
spari pirotecnici che concludono quella massiccia rivelazione di folklore
pregna di suggestione religiosa. «Gli imprenditori del nord -
chiacchiucchiava Arturo, con la lingua ostacolata dalle lubriche cozze -
perseguono il capitale principalmente per sentirsi superiori a quelli del
sud. Poveri ricchi, emarginati nel loro potere, essi pretendono d’ottenere
stima e ammirazione, ma in fondo, alla base di questi desideri v’è solo
un bisogno d’amore, voglio dire l’antidoto alla paura esistenziale.
Purtroppo la ricchezza li divide dalla gente semplice, l’unica a poter
elargire il sentimento più utile alla vita. Ho detto gente semplice, ma
non distorta dall’idea culturale della povertà che presume invidia e
risentimenti. Da quelle parti - aggiunge Arturo, dopo aver tracannato un
intero tre quarti - hanno poca invidia tra di loro, vedono
irrealizzato il loro scopo. Che gusto c’è ad essere ricchi quando non
ci sono abbastanza poveri ad ossequiarti, a
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