Cap. 10 - Pag. 364

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padrone significa grosso padre, ora, caro Mari, parleresti così male di tuo padre, anche se grosso e tesaurizzatore, anche se, spesso, snaturato? Un padre, pure se ingiuria i propri figli, li sfrutta, li aggredisce o li opprime, lo fa sempre a fin di bene... ama, come si suol dire, a modo suo, ma sempre amore paterno e... ». Io ed Arturo avanziamo tra la ressa, abbacinati dalle luminarie cinematiche, sostando entusiasmati innanzi agli Altari dipinti su gigantesche tele, ed intanto gli dico che l’imprenditore del sud non e né migliore né peggiore degli altri, ma sostanzialmente diverso. E’ dissimile la sua sfera emotiva, la sua base culturale, la sua natura storica d’essere padrone. E’ vero che abbiamo avuto casi di padronismo acuto cronico, come, ad esempio il famoso imprenditore tipografo X. Y. che spianava le banconote col ferro da stiro, ogni sera, puntualmente, prima di obbedire al suo rituale apotropaico antinflazionistico e rifugiarsi in una nutrita sequela di scongiuri cabalo-mistici, per abbandonarsi, infine, tra le cosiddette braccia di Morfeo. La sua anima, di notte, diveniva un batuffolo di bambagia soffice che rimbalzava tra

Belzebu, il fattucchiere e Nostro Signore. Avevamo raggiunto il Porto di Torre per incrapularci, poi, in un convivio luciano a base di mitili, taralli impepati e birra esotica, indi assistere agli spari pirotecnici che concludono quella massiccia rivelazione di folklore pregna di suggestione religiosa. «Gli imprenditori del nord - chiacchiucchiava Arturo, con la lingua ostacolata dalle lubriche cozze - perseguono il capitale principalmente per sentirsi superiori a quelli del sud. Poveri ricchi, emarginati nel loro potere, essi pretendono d’ottenere stima e ammirazione, ma in fondo, alla base di questi desideri v’è solo un bisogno d’amore, voglio dire l’antidoto alla paura esistenziale. Purtroppo la ricchezza li divide dalla gente semplice, l’unica a poter elargire il sentimento più utile alla vita. Ho detto gente semplice, ma non distorta dall’idea culturale della povertà che presume invidia e risentimenti. Da quelle parti - aggiunge Arturo, dopo aver tracannato un intero tre quarti - hanno poca invidia tra di loro, vedono irrealizzato il loro scopo. Che gusto c’è ad essere ricchi quando non ci sono abbastanza poveri ad ossequiarti, a