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In seguito vennero stampati pure sul fronte retro ed illustrati con le xilografie inserite nel testo. Fino a pochi anni fa l’architettura di una pagina di giornale era pressoché simile per quasi tutte le testate del mondo, perché il sistema era quello tradizionale dei caratteri di piombo meccanizzati da Mergenthaler. Infatti mentre compongo le parole che state leggendo, sbircio sulla sinistra della mia Linotype una targhetta con su inciso: Linotype Italiana S.p.A. - Milano, licenziataria della Mergenthaler Linotype C. - New York - USA. Le pagine di giornale, dunque, venivano assemblate con piombo linotypico e cliché, sistema detto, oggi, a caldo, per distinguerlo da quello a freddo (in tutti i sensi) della composizione computerizzata e la fototecnica offset. L’elettronica ha messo la parola fine all’evoluzione più avanzata della scoperta gutenberghiana, dando il sapore di vetustà a processi di automatizzazione scoperti appena qualche decennio prima. Ma entriamo un po’ in tipografia. Nell’officina giornalistica tutto deve procedere con la rigorosità simile a quella degli orari ferroviari. Non sono ammessi ritardi o interruzioni per nessuna ragione, ad

eccezione degli scioperi... Nel sistema tradizionale, quasi scomparso, il proto smistava gli originali da comporre e li inviava ai vari linotipisti per la composizione del testo in colonne e le immagini alla zincografia interna per la realizzazione dei cliché di zinco. Le pagine vuote erano rappresentate da telai di metallo dove erano già disposte le composizioni fisse, ad esempio la testata del giornale, le pubblicità, ed altro. Una volta eseguite le correzioni delle colonne di piombo, gli impaginatori sistemavano le stesse negli spazi preventivamente stabiliti dalla redazione per mezzo del menabò. I piccoli spazi vuoti si riempivano con brevi notizie, slogan, o piccole inserzioni pubblicitarie o di altra natura. Se il piombo in eccesso era poco allora si provvedeva a ridurre lo spazio dalle colonne fra i titoli, fino all’estrema soluzione del taglio. I titoli venivano composti a mano o anche con speciali macchine fonditrici dette monotype. La misura delle illustrazioni veniva stabilita in colonne, come i titoli. Una volta assemblato tutto nel telaio, le pagine erano pronte per la realizzazione delle stereotipie di cui ne ho gia trattato il processo. Le stereotipie curve