rivelava un’autentica megagalassia erotica in
espansione. E poiché non rientrava nel suo ordine di idee la
trasgressione monogamica, essendo stata educata dalle teste di pezza,
pretendeva il legittimo dovere coniugale solo dal malcapitato,
minacciando, spesso, la richiesta d’intervento della Sacra Rota.
Quando, ahilui, mi vidi apparire sull’uscio della mia tipografia
Totonno, pallido, emaciato, bacucco che più non si può, venticinque
chilogrammi abito e scarpe compresi, prognosticai la, quando prima,
raccolta dei suoi resti dal suolo, col cucchiaino, per dirla in gergo.
Gli dissi che, purtroppo, era condannato a soccombere sotto un assioma
legislativo. Nessuna normativa sociale planetaria si oppone all’ottemperanza
del dovere coniugale del maschio, da secoli detentore di priorità
erotica attiva, anche se in misura da sanatorio. Doveva agire d’astuzia.
Una volta falliti anche i tentativi, suggeritile, della pratica
onanistica o del bambolo gonfiabile, doveva inevitabilmente ripiegare
con un cavillo da paglietta, diventare, ad esempio, pazzo, a cui
tutto e tollerato, «Con l’aiuto di Santa Veronica, protettrice anche
dei tipografi, caro Totonno,
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dovrai divenire pazzo, e risolvi, tutto ti
sarà consentito e tua moglie si guarderà bene dall’usarti violenza».
«Io sono l’unico uomo al mondo - rispose Totonno con un fil di voce - che
non saprei simulare mai la pazzia, con tutta la debolezza che mi ritrovo
addosso mi scapperebbe a ridere... No, non è cosa». «Non devi
simulare la pazzia, Totonno caro, devi diventare pazzo sul serio. Lo so
che non è facile, ma a parte il fatto che sei sulla strada, basta una
spinta e ti verremo a trovare a Capodichino o ad Aversa». Totonno
pallappese al solo udire la parola spinta si afflosciò su di una
sedia dietro il banchetto d’accettazione: «Solo una spinta ci vuole e
poi escodalla porta coi piedi avanti... No... io non discerno più,
scambio i testicoli di ciuccio per lampadine elettriche e prendo le
sputazze per monete d’argento. Sono un uomo finito, ormai. Mi sono
rassegnato, mi piange il cuore, pero, pensando ai ventidue figli miei,
potenziali orfanelli». Io postulavo la mia tesi e gli suggerii di
coricarsi per qualche giorno, onde guadagnare la giusta energia per
mettere in atto 1’espediente, ma alla parola letto
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