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Non sempre ciò che viene dopo è progresso.
«Del romanzo storico» - Manzoni

CONCLUSIONE
La lunga chiacchierata a senso unico del vostro modesto bottegaio tipografo si conclude con questi ultimi righi, composti col piombo fuso ideato da nonno Gutenberg. Riconosco che ha influito sul testo pure la componente nostalgica della mia trascorsa età giovanile, e la visione, in chiave psicologica, del caratteriale vesuviano, da un’ottica, chiaramente, soggettiva ed opinabile. Devo, a proposito, aggiungere che, se pur vi è sentore di dissenso o aria di polemica, tutte le considerazioni esposte sono state formulate in buona fede, perché, anche se in maniera desueta ed un tantino apprensiva, non ancora panica, celano una incommensurabile dichiarazione d’amore al mio popolo, che mi dispiace veder mutare sotto le pressioni negative della società. Gia s’avverte 1’intolleranza massificata verso la già, per certi versi, nociva civilizzazione, per dirla col padre della psicoanalisi. Questo non toglie, dunque, che al di là dell’oggettivo si può riscontrare

lungo il lavoro una sorta di risentimento personale caratteriale (oltre le eventuali discrepanze e contraddizioni, proprie, comunque dell’uomo comune, fuori dai partitopresismi, caduco d’incertezze e dubbi), un desiderio vago, cioè, di rivalsa inconscia, perché a tutti gli uomini la maturità intacca il primo candore puerile, ed ognuno sente il bisogno di riscattare questo torto ricevuto da tutti e da nessuno. Bisogna tener presente che, tutto sommato, a prescindere dalla minoranza dei popoli ancora oppressi, le masse, oggi, sono governate in maniera, se non ottimale, senza dubbio tollerabile, facendo perno, in linea di massima, sulla grande conquista planetaria in materia di diritti dell’uomo. La crisi, secondo me, non è da ricercare nelle istituzioni politiche, religiose o culturali in genere, che, malgrado ingerenze di varia natura, tentano di fare del loro meglio, anche se apparentemente, in modo tendenzialmente dissacratorio, si è portati a pensare il contrario; ma nell’individuo, oggi più che mai ossessionato dall’intensificarsi dell’ansia relativa all’insoluto esistenziale. Caratteriale che induce all’isolamento affettivo non solo nel contesto urbano,