arbitrariamente opinioni e gridi di speranza, nella
consapevolezza che, in questo mondo di ominidi folleggianti, vi sono
ancora milioni di persone a cui non viene dato nemmeno il diritto di
rantolare: Mi lasciano morire, o peggio, mi uccidono.
Questi autentici gridi disperati, legati a tutti i tipi di morte umana,
comprese le condanne a vivere, vengono accolte dalla stampa
essenzialmente per motivi di canard. Io mi vergogno nei confronti
di questa gente che non può lasciar leggere nemmeno una parola delle
loro legittime rimostranze. Io mi vergogno di aver detto tanto e loro
nulla, mi vergogno pure di appartenere alla stessa specie di quella
minoranza dannata che non già tappa loro la bocca, ma, quale muro di
gomma, fa conto che non ce l’abbiano.
A margine del lavoro è doverosa una precisazione. Ricorre nel testo il
tema dell’angoscia esistenziale non gia relativo all’Eros-Thanatos,
ma allo interrogativo primario di finibilità umana in stretta
relazione all’elaborazione culturale dell’assenza salvifica
post-mortale. Prima di tutto questa angoscia è quasi mai esplicita,
quasi sempre affiora in superficie in maniera del tutto traslata,
attraverso,
|
|
cioè, tutta la scala di toni comportamentali, dall’annichilimento
passivo religioso, caratterizzato dal fanatismo intenso, all’esuberanza,
all’aggressività socio-politica, fino alla delittuosità. La
supposizione di un popolo vesuviano depresso è da interpretare
diversamente. Il caratteriale del napoletano e vesuviano per estensione,
è stato sempre e rimane prevalentemente reattivo-positivo: ironia,
scaltrezza, esuberanza, umorismo e via dicendo. Tutto ciò che eccede,
pero, lascia denotare un movente di fondo, ipotizzato qui come meccanismo
esorcizzante. Non mi piace, comunque, chiudere in tono leopardiano, tanto
meno sul filo della bravura, dell’onniscenza o, peggio, del messianico.
Le teorie esposte, solo se condivise in parte o in toto da una sia pur
minoranza predisposta all’analisi, vengano prese non come messaggio
apocalittico irreversibile, ma come novello metodo di messaggio d’amore.
Rovistare, cioè, tra i meccanismi inconsci allo scopo di rimuovere la
negatività. Ed il mio popolo, da sempre incline all’ottimismo sarà il
primo a sortire dalla conflittualità massificata di ampiezza planetaria.
Realtà, le cui manifestazioni esteriori nessuno può
|