Cultura e tipografia nel 900            pag. 2

Gli autori del 900 che facevano girare le pianocilindriche  tipografiche


MAROTTA


PAPI ROBERTO



SALVATORE QUASIMODO

Chi ha le tempie canute ricorda che il tipografo delle botteghe, nel dopo guerra doveva accontentarsi delle bruschette o delle marenne a base di melanzane a funghetti e friarielli, mentre quello che faticava al giornale poteva permettersi la fetta di prosciutto. Spesso i compositori o gli impaginatori dei giornali davano il loro diretto contributo ai pezzi di cronaca, perchè facevano da tramite tra ambiente popolare e redazione, suggerendo, tra l’altro, espressioni gergali, peculiarità caratteriali e comportamentali del popolo, sconosciute alla classe alto borghese dei giornalisti agiati di allora. Chissà chi furono gli informatori della Serao, forse la masnada di camici neri rattoppati e bisunti che la circondava. Quale tipografo artigiano negli anta può dimenticare le rasserenanti giornate di lavoro in queste officine grafiche. Lazzi, facezie, scherzi da prete e soprattutto spiccava quella sorta di paradossale religiosità nel turpiloquio, poetico, colorito, ilare, puerile ed innocente. Questi erano i soli delitti che si confessavano la domenica in chiesa. Dovevano pur farsi perdonare qualcosa, altrimenti i reverendi avrebbero rischiato la cassa integrazione.

LA CULTURA E LA STAMPA
NEL 900

VINCENZO CARDARELLI
GOFFREDO PARISE 
MANIFESTO FUTURISMO
EUGENIO MONTALE 
GIORGIO BASSANI 
LACERBA - RIVISTA Marinetti
EUGENIO MONTALE 
GIUSEPPE UNGARETTI 
GRAZIA DELEDDA 
TOMMASO MARINETTI Marinetti
CARLO LEVI 
ALFONSO GATTO 
PIER PAOLO PASOLINI
D'Annunzio-Futuristi-Gozzano 
UMBERTO SABA 
ALFONSO GATTO 
CLAUDIO MAGRIS 
G. D'ANNUNZIO 
GUIDO GOZZANO 
SALVATORE QUASIMODO 
FUTURISMO 
GUIDO GOZZANO 
SALVATORE QUASIMODO 
DELL'ERA TOMMASO 
VERISMO 
ITALO SVEVO
ALDO PALAZZESCHI 
ACHILLE CAMPANILE 
P. P. PASOLINI 
LEONARDO SCIASCIA 
GIUSEPPE UNGARETTI 
GIANNI RODARI
LORENZO MILANI 
DINO BUZZATI 
ITALO SVEVO 
GRAZIA DELEDDA 
GIOVANNI VERGA
ELIO VITTORINI 
FEDERICO TOZZI 
CARLO CASSOLA
IGNAZIO SILONE 
CARLO EMILIO GADDA 
ITALO CALVINO 
GIUSEPPE BERTO 
DINO BUZZATI 
BEPPE FENOGLIO 
GIOVANNI GUARESCHI 

STRANIERI 
VIRGINIA WOOLF 
BERTRAND RUSSEL 
FRANZ KAFKA 
SAMUEL BECKET 
GEORGE ORWELL 
E. ALLAN POE

I primi giornali apparvero nel sec. XVII; la loro periodicità era determinata dall'arrivo in città dei corrieri e si presentavano come un lungo e disordinato elenco di notizie. Tra le prime testate furono in Germania l'"Avisa-Relation oder Zeitung" (1609), in Inghilterra "The Weekly Newes" (1626), in Francia la "Gazette", nata nel 1631 per impulso di Richelieu. In Italia le prime gazzette apparvero a Venezia, Firenze, Roma e Genova alla metà del secolo. Celebre fu "I successi del mondo" di A. Socini (Torino, 1645). Tra i primi quotidiani furono in Germania la "Leipziger Zeitung" (1660) e in Inghilterra il "Daily Courant" (1702). Nel sec. XVIII cominciarono ad apparire sui giornali editoriali politici e racconti a puntate. Alcune testate ebbero fama internazionale, come lo "Spectator", fondato a Londra nel 1711 da J. Addison e R. Steele, che ispirò in Italia "L'Osservatore veneto" (1761) di G. Gozzi, la "Frusta letteraria" (1763) di G. Baretti e "Il Caffè" (1764) dei fratelli Verri. Verso la fine del sec. XVIII nacquero anche in Italia settimanali che si trasformarono poi in quotidiani, come la "Gazzetta di Parma" (1735), "La Gazzetta di Venezia" (1787), la "Gazzetta Piemontese" (1797). Il primo giornale degli USA fu il "Boston News-Letter" (1704), mentre il primo quotidiano uscì a Filadelfia, il "Pennsylvania Packet and General Advertiser" (1784). Nel 1785 fu fondato il "London Daily Universal Register", che nel 1788 mutò nome in "The Times".

 IL SOGNO DEL GIORNALISMO

Le tipografie artigiane vesuviane che ancora realizzano nella maniera tradizionale le pubblicazioncelle locali pressate dalle ambizioni letterarie degli oscuri docenti di lettere, o dei cultori di sogni nel cassetto, o dei poeti del sabato sera di fama intercomunale, arrotondano il fatturato in un contesto lavorativo molto compromesso dall’offerta satura. Ebbene, io appartengo alla categoria di questi sciagurati sognatori, conscio, però, del carmina non dant panem, non solo, ma pure del nemo propheta in patria, poiché queste sporadiche mie esperienze scrittorie desuetamente autofabbricate in tomi, sono destinate, volutamente a non valicare il circondario urbano?. (Grazie a Internet questo dubbio dell’autore si è finalmente dissipato. Questo libro è continuamente scaricato dagli italiani di tutto il mondo. N.d.r.). Sono comunque solidale con tutti gli sventurati come me, e quasi mi rammarico del privilegio di poter prevalere, almeno quantitativamente, sugli altri, che la sorte non li ha voluti nemmeno bottegai tipografi. Comprendo, anche se non giustifico, coloro che non sanno valutare i propri limiti, e continuano imperterriti in questo cammino spinoso, attribuendo il loro insuccesso solo a fattori egemonici da circolo chiuso.

Oggi, più che mai, in tutti i settori umani, l’estetica prevale sul contenuto, questo tende a soffocare l’espressione popolare nell’arte scrittoria, ed è una discriminazione. Chiunque ha il diritto di esternare i propri sentimenti, anche al di fuori di virtuosismi dottrinari. L’importante è riconoscere la propria posizione e non ostinarsi ad apparire quello che si vorrebbe essere e non si è. Non è la semplicità d’espressione che è nociva, quando c’è contenuto, ma l’elaborazione culturale della povertà estetica ad alimentare il desiderio di abbarbicarsi verso i fastigi di castelli di cui non si è provveduto, negli anni, a mettere su con tenacia e abnegazione, dietro un allenamento estenuante, mattone su mattone.