IL VICEREGNO
SPAGNOLO:
LA CASA CARAFA
CONSERVA LA CAPITANIA
DI TORRE FINO AL 1689.
MERCANTEGGIAMENTI
FRA UN PADRONE E L'ALTRO.
Altre lotte seguirono, tra fine del secolo XV e gli inizi del XVI, tra la
Francia e la Spagna costituitesi di fatto in un solo Regno per il
matrimonio fra Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia: ambedue le
potenze rivali miravano al predominio politico in Italia e vantavano
diritti di eredità sul regno meridionale, l'una per gli Angioini, l'altro
per gli stessi Aragonesi. La Spagna, uscita vittoriosa nel 1503, fece di
tutto il meridione e della Sicilia due viceregni, assoggettandoli al più
avvilente servaggio: Motivi ricorrenti di tutto questo periodo furono il
regresso economico, le ruberie dei dominatori e gli abusi dei feudatari,
la corruzione, l'inganno, le carestie, le rivolte popolari, le pestilenze,
il brigantaggio, la camorra, le incursioni dei barbareschi...Una lunga
serie di viceré governò in nome del re di Spagna, prima della dinastia
aragonese, poi di quella degli Asburgo.

Don Luigi Carafa di Stigliano
La Casa Carafa conservò la Capitania di Torre e comarca con Ettore
(1496-1511) che ricevette in dono dal fratello Cardinale Oliviero il feudo
di Ruvo di Puglia col titolo di secondo Conte; Anton Francesco (1511-1522)
anche conte di Ruvo, s'impossessò di case, corallo e denaro che fu
costretto a restituire; Fabrizio (1522-1564) per una "grandiosa
lite" ingaggiata per la gabella sul corallo pescato imposta dal suo
predecessore e per il conseguente ricorso presentato alla Real Cancelleria
dagli abitanti di Torre e comarca "acciò non fossero
strapassati",dovette emanare il 7 novembre 1522, per tali casali
"di pertinenza della città di Napoli" un decreto contenente
regole sulla giustizia civile e criminale, sulle gabelle, sulla pesca del
pesce, sul commercio, sulla macellazione, e privilegi quali la libertà di
elezione dei magistrati, dei governatori delle Chiese, degli Eletti del
popolo, di ricorso al viceré:
|

Donna Anna Carafa di Stigliano,
undicesimo Capitano di Torre
del Greco
di matrimonio, di caccia, di pesca del
corallo con esenzione da ogni gabella e restituzione di quanto
precedentemente esatto (1); lo stesso molestò nel 1538 i cappellani di S.
Croce e tentò di far demolire nel 1547 un pezzo di muro che poggiava alla
base del Castello ed era stato costruito dalla comunità per proteggere
dalle mareggiate la fontana pubblica che ivi si trovava; un secondo
Fabrizio, di età minore, la cui nonna paterna e tutrice Porzia e Carafa
vendette nel 1566 l'ufficio di capitano per 72092 ducati a Giovan
Francesco de' Sangro, principe di S. Severo e Duca di Torre Maggiore.
Quest'ultimo rivendette l'ufficio nel 1574 prima a Marcello Caracciolo,
marchese di Casalbore, per 41.000 ducati e poi avvalendosi del diritto di
ricompra che si era riservato nello stesso anno, per 77500 ducati a Luigi
Carafa, principe di Stigliano, conte di Aliano e Grande di Spagna. Dopo
una breve parentesi la capitania ritornava in tal modo ad un Carafa.
Questi, secondo dei principi del ramo degli Stigliano, conte di aliano in
Basilicata, grande di Spagna e ottavo capitano di Torre del Greco, fu
possessore di immense ricchezze e tentò ancora di imporre abusivamente
una gabella sul corallo dei torresi; lo seguirono il figlio primogenito
Antonio (1620-16...) anche duca di Mondragone che sposò Ippolita Gonsaga
e poi Giovanna Colonna dei duchi di Palliano, ambedue ricchissime; Luigi
(16...-1430), figlio del precedente, che fu anche Principe del Sacro
Romano Impero, Grande di Spagna e duca di Sabbioneta, contessa di Fondi,
ambiziosissima e superba, che sposò il viceré di Napoli don Ramiro de
Gusman de la Marra, duca di Medina de las Torres, divenendo anche
viceregina e, insieme a lui, quando il dispotismo spagnolo aveva raggiunto
il massimo livello, profittò per commettere "sotto l'usbergo della
maestà e dell'apparato vicereale ogni sorta di abusi e soprusi,
spogliando dei beni molte famiglie napoletane e ai torresi impose
prestazioni per atti civili, donativi, lavori gratuiti, limitazione alla
macellazione, esenzione per alloggi militari, ecc.
1) F. Balzano op. cit.
40-50; Castaldi: op. cit. pag. 88-96; De Gaetano: Il riscatto pag.
110-111.
|