Torre e il corallo pag. 12 di 17 | ||
PERSONAGGI
Quali erano all’epoca
gli armatori, i fabbricanti, i commercianti più importanti? A detta del
Megale, nel 1880 gli armatori erano duecento. Di essi primo in assoluto
era Giuseppe Mazza, sulla cui spiccata personalità, desideriamo
fermarci brevemente. Questi, ancora oggi meglio conosciuto come «Pappiello
’e Papoto», pare possedesse oltre cento coralline; con l’esercizio
della pesca e con 1’attività della sua ben avviata «fabbrica di
corallo», costituì una vera fortuna che, purtroppo, non l’accompagnò
sino alla fine dei suoi giorni. Infatti, impegnandosi in un’impresa
ciclopica per l’epoca (la costruzione dell’acquedotto del Sarno),
perse tutto quanto aveva faticosamente guadagnato. |
Abbastanza
attive erano anche la «Ditta Luigi Aurilia», 1’azienda di Ernesto
Avenia e ancor piu quella di Luigi Avenia, che aveva sempre trattato
corallo «Sciacca» assai piccolo trasformadolo in prodotti molto
economici. Tra tanti locali vi era anche un livornese, che, trasferitosi
da noi, ottenne un successo veramente lusinghiero: Senese Santoponte,
proprietario dell’attuale residenza della famiglia Liguori, dove a
piano terra aveva attrezzato ed avviato la sua florida attività
produttiva. Infine, e non certo per minor importanza, venivano i
fratelli Sorrentino e le loro aziende. Benché la denominazione sociale
riportasse solo i nomi di due fratelli «Lorenzo e Gennaro Sorrentino»,
i fratelli erano tre: i due citati e Francesco. Nei primi anni del ’900 1’azienda, che aveva alcuni decenni alle spalle, venne sciolta ed i fratelli si divisero dando vita ad attività autonome. Gennaro, sebbene gli fosse spettato il prestigioso immobile in cui aveva sede la disciolta ditta, conosciuta come la «Villa Izzo» in Corso V. Emanuele, preferì lavorare e vivere tranquillamente, dedicandosi più ad attività commerciale che produttiva. Francesco, «don Ciccio Buffo», era un esperto fabbricante specializzatosi nella lavorazione dello «Sciacca», del quale acquisto ingenti quantitativi. A Torre, anzi, viene ricordato proprio per il cospicuo patrimonio lasciato ai numerosissimi figli, costituito prevalentemente da tale tipo di corallo. Lorenzo, tra i fratelli Sorrentino, fu certamente quello che ebbe prima maggior fortuna, e dopo maggior sfortuna. Trasferitosi in Via Salvatore Noto, avvio una fabbrica che divenne sempre più vasta ed importante anche per merito della moglie; proveniente anch’essa da famiglia di corallari, i Carlone, ne diresse il laboratorio con capacita, energia e spirito di sacrificio. Successivamente Lorenzo apri un elegante e vastissimo negozio per la vendita dei suoi stessi manufatti nel posto dove, per i propri acquisti, confluiva 1’elite di quel turismo internazionale che allora soggiornava a Napoli: la Galleria Umberto I. ![]() Frontespizio del catalogo della Coral Manufactory di V. Piscopo - 1924 Gli affari di Lorenzo erano fonte di grandi soddisfazioni, morali ed economiche: la «posizione» comprendeva, oltre alle molte merci anche alcune proprietà immobiliari (tra cui il negozio menzionato) ed una delle più imponenti «cappelle di famiglia», ancora oggi esistente (ma con diverso nome) nel nostro Cimitero. Poi, venuti i tempi che preparavano la crisi del 1929, si verifico il fallimento di «Buffo». Abbiamo accennato al turismo e agli eleganti negozi di articoli di corallo a Napoli dell’epoca in cui la nostra zona rappresentava ancora la meta più ambita da italiani e stranieri desiderosi di trascorrere una vacanza a la page, dove cultura ed allegria trovavano la miglior sede. Infatti, in quella Napoli che aveva richiamato a se letterati ed uomini « di sangue blu» di tutta Europa, quali ad esempio, Byron, Shelley, Goethe, il Principe di Metternich, non potevano mancare negozi per la vendita dei nostri manufatti, artigianali ma molto preziosi. Tali magazzini sorgevano, naturalmente, nelle strade più belle, panoramiche o commerciali, perché era la che i turisti passeggiavano o si davano convegno: Via S. Lucia, Piazza Vittoria, Via Caracciolo, Via Toledo, la «Galleria». Alcuni ampi, altri piccoli, sempre, pero, arredati con una certa sontuosità: velluti, specchi, comode poltrone: insomma, salotti molto accoglienti. |