La Torre che vorrò - Maggio 2012 - Premessa Quando più la crisi è profonda tanto più i responsabili della cosa pubblica si devono attivare per trovare soluzioni capaci di superarla. E’ quanto stanno facendo i comuni di Napoli e Salerno, e tanti altri “dinamici” come loro. Il primo, Napoli, ha colto in questi giorni la proposta lanciata dal presidente dell’Unione Industriale Paolo Graziano per creare lungo l’asse Napoli-Ercolano-Torre Annunziata-Pompei un progetto di sviluppo sostenibile, richiesto anche dall’UNESCO per mantenere lo status di “Patrimonio dell’Umanità”. Il progetto, affidato dalla stessa Unione Industriale al prof. Raffaele Cercola, prevede un investimento iniziale di 300/milioni di Euro e la creazione di 5.000 posti di lavoro. La proposta ha suscitato l’interesse del Sindaco di Pompei (presumo anche quello di Ercolano) ed anche del Sindaco del distretto di Shanghai, appositamente in Italia, che si è dichiarato disponibile ad investire nel progetto fino a 3/miliardi di Euro ed ha partecipato con entusiasmo all’incontro a Napoli, al Palazzo Partanna, insieme al Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, l’Assessore Regionale Sergio Vetrella, all’Assessore Provinciale Francesco Serao, al Presidente del Calcio Napoli Aurelio De Laurentis, il Presidente della Camera di Commercio Maurizio Maddaloni, al leader dei costruttori Rudy Girardi e a tanti altri (Il Mattino, 1 Giugno 2012). Il Sindaco di Salerno, dal canto suo, ha sottoscritto invece in questi giorni, con i rappresentanti della società armatoriale Caribbean, un protocollo che prevede per i prossimi anni l’arrivo delle navi turistiche allo stesso porto di Salerno.
La difficoltà della mancanza dell’apposito molo, opportunamente attrezzato, sarà superata con la costruzione dello stesso molo a cura e spesa della Caribbean che, ovviamente, ottenuti i necessari permessi, lo realizzerà in tempi rapidi.
Come torresi ci chiediamo se il sindaco della nostra città ha chiesto di partecipare alla predetta riunione a Napoli del 31 maggio 2012 e/o se intende candidare Torre del Greco ad assumere un ruolo attivo nello stesso progetto di sviluppo. Ciò premesso, l’iniziativa avviata da tempo dalla Pro Loco, insieme al giornale La Tofa e sostenuta da un gruppo di volenterosi torresi, diventa quanto mai attuale e, forse, “capita a fagioli!”
L’iniziativa È piaciuto il termine “nullista” in un recente articolo sul quindicinale torrese “La Tofa”. I nostri amministratori, per non essere considerati “nullisti”, devono essere capaci di avanzare proposte concrete per la crescita della nostra città. Essi devono, innanzitutto, avere le idee chiare sulla gestione ordinaria della macchina comunale per farla funzionare al meglio e, come si fa da qualche decennio in altri comuni italiani, approntare dei corsi di aggiornamento da tenersi a cadenza fissa (due-tre volte l’anno, per esempio) riservati agli amministratori ed ai funzionari comunali. Questo primo passo chiarirebbe gli obblighi dell’apparato burocratico che sono: pulire la città, curare le aree verdi, far pagare le tasse, far funzionare i servizi, gestire il personale…ecc…ecc, sotto la sovrintendenza della parte politica, che intanto ha disposto gli obiettivi da raggiungere e che i funzionari devono attuare. Sono pagati per questo, non per altro. C’è poi una parte entusiasmante del governo della città ed è quella che attiene alla gestione straordinaria, dove l’eletto può mettere a disposizione della collettività le sue migliori qualità umane, politiche e intellettive. CHI HA RESPONSABILITA’ DI GOVERNO DEVE INNANZITUTTO SCEGLIERE IL RUOLO CHE VUOLE DARE ALLA CITTÀ: Parassitaria (andava forse anche bene (?) quando c’era Deiulemar), marittima, commerciale, peschereccia, artigianale. C’è qualche altra proposta? Appare legittima la domanda: “Perché non utilizzare al meglio le peculiarità che per natura possiede la nostra città ed utilizzarle per il rilancio della nostra economia?” Quali peculiarità? Per chi non se ne accorto, Torre del Greco possiede un clima saluberrimo e poche città al mondo hanno una posizione geografica migliore! Ed il popolo torrese non è per tradizione, per capacità, per intelligenza, per passione, per carattere, per come esprime l’arte e la cultura, tra i più prolifici al mondo? In molti sostengono che Torre non è una città turistica: è vero. La domanda che ci poniamo noi tutti è: “Non è una città turistica, ma potrebbe diventarla?” Solo un mediocre potrebbe dire di NO! E allora, se non c’è proposta migliore, vogliamo assumere come obiettivo da raggiungere quello di PROMUOVERE LE CONDIZIONI PER FARLA DIVENTARE TURISTICA e fissare anche una scadenza: per esempio 10 anni per completare l’intera fase, con un crono programma serio e puntuale? A tal proposito si può iniziare con la costituzione di un apposito ente (copiare Ercolano che ha già costituito nel 2008 un’ apposita società per il proprio rilancio turistico: “HERCULANEUM OPPORTUNITIES S.p.A.) magari come braccio operativo del Comune che ne mantiene il controllo. CI VUOLE UN ENTE CHE PENSA SOLO A QUESTO, per cui non va bene che il Sindaco ne assuma la guida operativa, il controllo politico sì, né va bene l’Assessore. Ci vuole un manager con le idee chiare e con un ufficio operativo composto di quattro - cinque persone con le idee altrettanto chiare! Da dove iniziare? Ovviamente dal territorio e contestualmente in tutti i settori in cui si possono avviare interventi.
TERRITORIO Riavviare la redazione del PUC, rendendolo immediatamente operativo, fermo da mesi e dopo aver fatto dei microscopici passettini. Ricostituire l’Ufficio di Piano con tecnici di provata esperienza e capacità professionale ed incaricare alla direzione un grosso urbanista, se non di fama mondiale, almeno nazionale. Mola di Bari, paese della Puglia di 30/mila abitanti, ha incaricato l’architetto catalano ORIOL BOHIGAS, lo stesso che ha redatto il Piano Regolatore di Salerno.
Il nome del progettista è importante per superare “muri” burocratici. È difficile, infatti, che l’ufficio incaricato di rilasciare il necessario nullaosta per realizzare l’opera pubblica esprima parere negativo su un progetto che porta una firma autorevole. Il PUC in elaborazione (?) dovrà consentire il recupero “veloce” di tutti i vecchi fabbricati in muratura, ma anche di quelli più recenti in pessimo cemento armato degli anni 60/70, nel rispetto delle linee architettoniche esistenti (quelli antichi; i più moderni renderli più accettabili), consentendo l’uso e le applicazioni di tutte le più avanzate tecniche per renderli antisismici ed in linea con i parametri moderni (pannelli solari, ascensori, protezioni termiche, ecc.). I progetti presentati dai privati, se conformi al PUC, devono essere resi immediatamente eseguibili. Per combattere l’attuale crisi occupazionale e nelle more dell’elaborazione del PUC proporre alla Provincia (o alla Regione o a che ne detiene il potere), l’approvazione di una norma semplice semplice: “Nelle more della redazione e successiva approvazione del PUC, per assicurare livelli di sicurezza abitativa ai cittadini, in tutti i Comuni dell’area vesuviana dichiarati sismici sono consentite le ristrutturazioni dei fabbricati in muratura ed in cemento armato non in regola con le norme antisismiche, costruiti prima della Legge 2 febbraio 1974, n. 64 (Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche). Gli stessi fabbricati – se non sottoposti a vincoli particolari - potranno essere abbattuti e ricostruiti in loco, limitando l’ingombro nell’ambito delle sagome architettoniche preesistenti. I fabbricati demoliti e ricostruiti posti lungo le strade pubbliche devono lasciare a piano terra un porticato arretrato non meno di metri 6,00 dal confine sul fronte stradale. Il progettista, il direttore dei lavori e lo strutturista sono responsabili in solido con i proprietari dell’immobile per il rispetto dei limiti imposti.”. Stipulare un accordo con la Soprintendenza che dovrà avere il ruolo di controllo sull’attività edilizia, ma non di diniego (sempre e comunque!). Con l’edilizia si rimette in moto l’economia della città. Non una cementificazione, ma un riordino dell’edilizia esistente (a limite, anche con una diminuzione della cubatura). In ottemperanza alla vocazione artigiana di Torre del Greco, consentire l’insediamento di piccoli laboratori e botteghe artigiane, anche nelle zone di centro urbano e/o limitrofe (siamo stati talmente bravi da “cacciare” dal centro tutti i micro-laboratori artigianali per la lavorazione del corallo e del cammeo all’insegna di una deprecabile modernismo a tutti i costi). In alternativa, o in aggiunta, individuare aree idonee all’insediamento delle botteghe artigiane, cantieri ed opifici che prevedano nuova occupazione. Nel PUC prevedere la possibilità di fare ricorso alla costituzione di una STU (Società Trasformazione Urbana) prevista dalla legge per le zone omogenee di centro urbano classificate per legge ZONE A (D.M. 1444 del 1968). Le STU sono state introdotte dall'art.17, comma 59, della legge 15 maggio 1997, n. 127, ora art. 120 del T.U. delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. Vedi Comune di Ferrara: http://urbanistica.comune.fe.it/index.phtml?id=190 Cosa è una STU? E’ un particolare tipo di società per azioni, promossa dal comune per dare attuazione al piano regolatore. Nel PUC individuare, inoltre, le aree a completamento del centro urbano (le ZONE B), se ancora ce ne stanno. Si deve ridefinire l’area di “centro urbano” alla luce delle nuove esigenze e della realtà abitativa esistente. Individuare poi – come per legge – le ZONE C, di espansione in cui un cittadino può eventualmente anche prevedere una nuova costruzione. Pensare che un paese di circa 100.000 abitanti non abbia esigenze abitative è pura follia. Le costruzioni abusive ne sono una prova concreta: i torresi non sono costruttori abusivi per sfizio, ma sono obbligati ad esserlo perché non hanno alternativa alle loro necessità. A Torre non c’è l’abusivismo di Pianura o di altri paesi a nord di Napoli dove il fenomeno esiste, ma è legato ad altre circostanze (palazzi costruiti da speculatori che hanno costruito senza autorizzazioni e hanno rivenduto gli appartamenti: a Torre non se ne conosce l’esistenza). In dette zone C prevedere la possibilità di abbattere le costruzioni che non rispondono più alle esigenze dei proprietari e consentire la riedificazione, magari anche della stessa cubatura. Consentire, inoltre, la riedificazione totale e/o parziale anche per quelle costruzioni che, con la loro sagoma, impediscono la corretta viabilità e la fruibilità da parte dei cittadini. Individuare le ZONE D (parti del territorio destinate a nuovi insediamenti produttivi): a Torre il 99% delle officine (meccanici, gommisti, fabbri, laboratori artigianali in genere) sono fuori norma. Per dette ZONE D prevedere un meccanismo per espropriarle, come per le zone ASI. Per le ZONE E-Agricole: individuarle in mappa ed adeguare gli indici agli standard di legge (le nostre zone agricole sono solo parzialmente individuate; per l’ampia “fascia pedemontana”, ricca di vigneti ed albicoccheti, l’indice di fabbricabilità fissato dal Piano Regolatore – scaduto dal 1983, ma in vigore (!) per tutti i limiti - è di 0,01 mc/mq, limite al disotto di quello fissato dalla legge, che prevede l’indice minimo di 0,03 mc/mq (tre volte tanto!). Correggere subito quest’errore gravissimo che penalizza i nostri agricoltori. Con una buona normativa anche le zone agricole possono dare una mano a risolvere il problema lavoro per i giovani. Il Comune possiede alcuni terreni agricoli: esaminare la possibilità di predisporre un piano per l’affidamento a giovani in attesa di occupazione e per gli anziani (“orti urbani”: altrove ha funzionato). Con l’INPS, proprietaria dell’azienda agricola di svariati ettari di terreno alle spalle del “Bottazzi” – da via Curtoli al Viale Francesco Balzano, fino ai confini di Ercolano – il Comune avvii una proposta di comodato ventennale o trentennale (l’area al disopra dei locali della Guardia Medica (c’è ancora?) a via Marconi potrebbe essere utilizzata per parcheggio, in aggiunta all’insufficiente area parcheggio sulla stessa via Marconi, e per un’eventuale isola ecologica nascosta agli occhi di chi transita per la stessa via. Una considerevole area non utilizzata per le finalità testé enunciate potrebbe essere destinata a parco pubblico. Definire infine le ZONE F: le parti del territorio destinate ad attrezzature ed impianti di interesse generale. Le zone omogenee A-B-C-D-F ed i relativi “Standard Urbanistici” sono definiti dal D.M. 1444 del 1968. Vale ricordare che il Comune di Torre del Greco, sul finire degli anni ’80, si dotò di tutti i piani particolareggiati previsti dal Piano Regolatore: detti piani, pur essendo stati all’epoca regolarmente pagati (costarono centinaia di milioni di lire!), non furono mai discussi e, pertanto, mai approvati! Per il centro urbano furono fatti i rilievi di tutti i fabbricati e di tutti furono disegnati i prospetti stradali: lavoro immane che potrebbe essere utilizzato ancora oggi per la redazione dei nuovi piani. Per tutto quanto attiene la nuova programmazione territoriale introdurre il metodo della partecipazione attivata della società civile attraverso il concetto del Multilevel Governance e lo schema dell’ O.S.T. Open Space Tecnology. A tal proposito vale visionare il sito del Comune di Atri, in provincia di Teramo, che ha adottato, con notevole successo, entrambi i concetti enunciati.
RISORSE STORICO-ARTISTICHE LOCALI Costituire una rete di emergenze storico - artistiche di rilievo, come punti di interesse per testimoniare la ricchezza stratigrafica del territorio. Strutturare dunque un percorso di visita delle realtà esistenti per divulgare la conoscenza del territorio e per incentivare il turismo culturale che oggi è sempre più all'avanguardia e prende sempre più piede a livello nazionale ed internazionale.
Ex Molini Meridionali Marzoli : INTERVENTI GIÀ PROGRAMMATI Per PIU Europa, avviare le procedure per gli interventi già assentiti negli ex Molini Meridionali Marzoli (a proposito, sarebbe ora di cambiarne la denominazione, per esempio: “Centro Torrese di Sviluppo” o “Centro Mediterraneo Sviluppo Torrese” o altra analoga).
Realizzare, insieme alle altre cose già previste, anche il “Museo del Corallo” avendo cura di farlo diventare “dinamico”, con annessa zona shopping con più negozi del nostro artigianato (coralli e cammei) da dare magari a rotazione a commercianti di Torre e con annessa zona ristoro (ristorante, dieta mediterranea). Il Museo dev’essere in grado di organizzare almeno una fiera l’anno (meglio se due), coinvolgendo la Camera di Commercio di Napoli e le società collegate (per esempio: la Proteus, che organizza fiere nel mondo per i prodotti della provincia di Napoli e conosce bene le potenzialità del nostro artigianato artistico.
Portare il Museo almeno due volte l’anno in giro per il mondo, magari facendosi ospitare dalla rete delle Camere di Commercio sparse in tutto il globo. A proposito, il Presidente della Camera di Commercio di Rio de Janeiro (Brasile) è un torrese. Contestualmente costituire, magari di intesa con la stessa Camera di Commercio e/o con l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, il REGISTRO STORICO DEGLI INCISORI E DELLE INCISIONI ARTISTICHE DI CORALLO E CAMMEI DI TORRE DEL GRECO (si può chiamare anche con altro nome). I manufatti artistici dei nostri incisori diventerebbero opere d’arte certificate e varrebbero sul mercato certamente più di quanto valgono oggi.
INTERVENTO INDISPENSABILE PER DIVENTARE TORRE DEL GRECO CITTÀ’ TURISTICA: IL PORTO TURISTICO! Senza un nuovo porto la nostra città, pur avendo tutte le qualità già enunciate, non diventerà mai una città turistica. Avviare, pertanto, da subito la revisione del progetto PIU Europa per la parte che prevede la realizzazione del “porticino” per i soli cantieri navali. Prevedere pertanto un nuovo porto turistico dalla capacità di 800 – 1000 posti barca, con annesse le seguenti strutture:
1. Banchina esterna per attracco battelli per consentire lo sbarco di passeggeri da navi crociere che, previo accordo con le grandi compagnie passeggere, ancoreranno fuori porto, così com’è avvenuto tra il Porto di Salerno e la Carribean. 2. Terminal e spazio di manovra per bus turistici per trasportare i passeggeri provenienti dalle navi a visitare le mete prescelte: Ercolano, Vesuvio. Napoli, Campi Flegrei; Pompei, Sorrento, ecc. 3. Eliporto, per consentire ai turisti di raggiungere con i taxi-elicotteri le mete prescelte in pochi minuti (Vesuvio, Pompei, Sorrento, Amalfi, Ravello, Campi Flegrei, ecc.). 4. Revisione ed integrazione di tutto il sistema stradale di accesso all’area portuale, ivi compresi idonei parcheggi all’interno e nelle aree limitrofe e collegamento veloce sull’asse porto - autostrada. La realizzazione del primo eliporto turistico (quello appunto di Torre del Greco) presuppone la creazione di alcuni eliporti da realizzare nelle varie aree turistiche e potrebbe interessare anche le altre province della Campania per consentire ai turisti di raggiungere in breve tempo i paesi dell’entroterra. Da ricordare che molti turisti stranieri sono di origine campana e potrebbero avere piacere di andare nei paesi dei loro antenati. Con gli elicotteri da 10 – 20 e 30 posti potrà essere possibile ed economicamente valido, come è dimostrato dall’attività degli elitaxi di Cannes che in cinque/dieci minuti consente ai turisti di raggiungere Montecarlo e le altre località. Per questo programma di mobilità devono intervenire ovviamente gli enti preposti (Regione, Provincia, Aeroporto, ecc.). E’ prevedibile che una parte di turisti provenienti dal mare vorranno restare a fare shopping nella nostra città, che dovrà pertanto attrezzarsi per rispondere al meglio alla nuova domanda, magari riconvertendo con locali e negozi tipo Positano o Costa Azzurra l’attuale area portuale dei cantieri, liberata con la creazione del nuovo molo.
La porta Nord: IL TERMINAL BUS Il casello autostradale di Torre del Greco (A3), che è posizionato nella parte alta della città, è attraversato da un flusso turistico per il Vesuvio di circa 500.000 persone all’anno (vedi statistiche). Detto flusso non ha contatti con la nostra città se non solo per l’attraversamento, non lasciando alcun beneficio né alle aziende commerciali né, meno che mai, alle aziende artigiane per la totale mancanza di aree di sosta attrezzate. Da ciò la proposta di realizzare nelle vicinanze dello stesso casello autostradale un TERMINAL BUS o un INTERPORTO in cui fare sostare tutti i bus diretti al Vesuvio. Ciò si renderà oltremodo necessario se sarà introdotto – come si spera - il divieto di transito al Vesuvio con gli stessi bus turistici per problemi di inquinamento atmosferico e si renderà pertanto obbligatorio il trasbordo dei passeggeri su navette a trazione elettrica e/o a metano.
Nel localizzare l’area esaminare la possibilità di utilizzare la struttura esistente nei pressi dello stesso casello, denominata “Vulcano” (ex capannoni Molini Meridionali Marzoli) i cui lavori di riconversione per accogliere un polo orafo sono fermi per problemi sorti in fase di ultimazione. Si potrebbe, pertanto, attrezzare un’area di sosta di media dimensione (20.000 – 30.000 mq), con annessi servizi di ristoro e di rivendita di souvenir e artigianato locale, ecc., dando così la possibilità ai viaggiatori in transito di lasciare il loro mezzo di locomozione (auto e/o bus) e di utilizzare le apposite navette ecologiche (elettriche e/o a metano) per la salita al cratere e per accedere alla città.
Torre del Greco, crocevia per il Nord, ma anche per il Sud Italia Il Terminal potrebbe intercettare anche tutti i bus che attraversano la nostra regione per le mete dell’Italia del nord e di tutti i Paesi europei e viceversa. Sono infatti centinaia i bus che partono ogni giorno dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia e dalla stessa Campania, e raggiungono le città del nord Italia, come Roma, Firenze, Milano, Torino ecc., e le città del Nord Europa (Nizza, Parigi, Grenoble, Bruxelles, Lussemburgo, Berlino, ecc.). A sostegno delle nostre produzioni artigianali, il Terminal Bus potrebbe ospitare, oltre ai servizi ed alle strutture di ristoro, anche il museo dell’artigianato locale (corallo e cammei) ed altri siti museali come il museo del giocattolo, museo del mare, ecc.). Il Terminal Bus assolverebbe così le stesse funzione di un bus-porto e, come tale, potrebbe disporre anche del servizio noleggio auto per consentire il prosieguo del viaggio in piena autonomia. Lo stesso terminal potrebbe avere un’area per ricevere i grossi camion (interporto) che, sempre attraverso l’interscambio, trasferirebbero su mezzi più piccoli la merce destinata a Torre e alle altre città campane, senza invaderle. L’area da destinare a Terminal Bus, con i servizi ipotizzati, non dovrebbe essere inferiore a 20.000 – 30.000 mq., facilmente e rapidamente accessibile dall’autostrada A3, meglio se in prossimità del casello autostradale, per cui l’area anzidetta “Vulcano” potrebbe prestarsi bene al caso.
IL VESUVIO
Il nostro vulcano, pur essendo il più famoso del mondo, versa in una stato di degrado inaccettabile. Nessuno dei 18 comuni che hanno una parte del loro territorio sulle pendici del vulcano svolgono attività di cura. I principali comuni interessati al Vesuvio sono comunque due: Ercolano e Torre del Greco, se non altro perché la strada per arrivare alla sommità insiste sui loro territori. Quella di Boscotrecase è inadeguata e pertanto poco frequentata.
Il Vesuvio allo stato ha bisogno di una piano di riparto dei compiti e delle responsabilità degli stessi comuni. Unitamente all’Ente Parco avviare, pertanto, una serie di incontri per definire: a) La manutenzione e la pulizia delle strade di accesso: nessuno dei comuni può assumerla in proprio pertanto e consigliabile esaminare la possibilità di affidare ad uno solo dei comuni o ad una società esterna il servizio che sarà sostenuto finanziariamente da tutti i Comuni dell’Ente Parco, in proporzione al loro peso. b) Rimozione di tutte le strutture abbandonate di ex pizzerie – ristoranti e punti di ristoro lungo la strada principale; c) Pulitura e risistemazione delle opere in pietra lavica poste lunga la stessa strada pubblica. d) L’utilizzo delle antiche strutture ancor esistenti: la stazione intermedia di San Vito; l’Albergo Eremo; la Caserma dei Carabinieri; ecc. e) Definire ed avviare a completamento – insieme al Comune di Ercolano - i lavori per la realizzazione della seggiovia – funicolare o altro (progetto sospeso da oltre 30/anni). Ripristinare il punto di ristoro all’altezza della vecchia stazione della seggiovia (si potrebbe chiamare “Rifugio Andrea De Gregorio”, in nome del vecchio gestore torrese, che fino alla fine dei suoi giorni ha mantenuto in piedi il chiosco a quota 780, sognando il ripristino del suo “rifugio”). f) Realizzare un’area attrezzata anche a quota mille, con “veri” servizi di ristoro, parcheggi, servizi igienici e rivendita di gadget, in sostituzione di quella esistente, precaria ed indecorosa.
COMPLESSO EX-PATRONATO SCOLASTICO DEL COMUNE DI NAPOLI La maggior parte dei torresi non conosce l’esistenza di questo complesso sul nostro territorio, in località Leopardi, né la sua consistenza. Potremmo paragonarlo al complesso dei Molini Meridionali Marzoli: una decina di fabbricati costruiti negli anni ’60 dal Comune di Napoli per le colonie estive dei figli dei dipendenti di detto Comune. Quando era in funzione era anche bello a vedersi; è stato poi utilizzato dai terremotati del 1980 e furono ospitati nelle strutture esistenti circa 100 famiglie. Questo per dare un’idea della grandezza. Per detto complesso redigere un piano di utilizzo del complesso, magari d’intesa con lo stesso Comune di Napoli. Per esempio, realizzare il “centro internazionale per gli studi nautici”, immaginando un centro attrezzato con simulatori di navigazione ed apparecchiature per la decodificazione di sonde satellitari, e quant’altro la scienza propone. La struttura si presta anche ad assumere una valenza mondiale, con la partecipazione dei Paesi che al mare prestano particolare attenzione (Paesi del Nord-Europa, Canada, ecc.). Nel tal caso il “centro” potrebbe assumere la denominazione di “centro mondiale per gli studi marittimi”).
Per evitare di acquistare il complesso dal Comune di Napoli che ne è proprietario, proporre allo stesso Comune di realizzare un centro in cui tutti fanno “bella figura”: il Comune di Napoli, la Provincia di Napoli, la Regione Campania, il Ministero della Marina (o più Ministeri) ed il Comune di Torre del Greco. Il Comune di Napoli perché conferisce l’immobile, la Provincia e la Regione perché lo ristrutturano, il Ministero della Marina (o altri Ministeri) perché lo attrezza, il Comune di Torre del Greco perché lo ospita sul proprio territorio. La gestione potrebbe essere affidata alla Confitarma o altro ente all’uopo deputato.
COMPLESSO EX-ONPI DI VIA GIOVANNI XXIII Formulare alla Regione e alla Provincia proposte concrete per assicurare la continuità dell’utilizzo della struttura per le persone anziane o per altre finalità, affidandone magari la gestione a privati. Le condizioni di abbandono totale in cui attualmente versa la struttura è inaccettabile !
MUSEO DEL CORALLO Rimane da ripensare ad una sua reale funzione il museo in Piazza Luigi Palomba annesso alla scuola, che adesso appare come una struttura non godibile al turista e dunque inutile. Intorno al Museo – quello esistente e/o quello nuovo eventualmente da realizzare - ricreare l’immagine della “Città del Corallo e del Cammeo”.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Contributo alla discussione a cura del Prof. Silvestro Sannino – giugno 2012
Il sistema MET (Maritime Education and Training)
L’attività marittima, ed in particolare quella svolta a bordo delle navi, per lunga tradizione, è stata fonte di occupazione per i paesi del golfo di Napoli. I posti di lavoro, dell’ordine delle decine di migliaia, potevano e dovevano essere ancora più consistenti se gli Enti locali (Comuni, Provincia, Regione) avessero curato alcuni aspetti del settore, trascurato e penalizzato a tutto vantaggio di Paesi stranieri, non solo avanzati ma anche “emergenti” (Filippine, India, Corea, Cina, Romania, Slavi, Turchia,…). Oggi l’Italia non offre ai giovani un percorso razionale per seguire la carriera del mare. Le risorse investite sono notevoli ma manca un coordinamento politico per cui si lamentano difficoltà e carenze di vario genere. Con una gestione mirata delle risorse e piccoli interventi in alcuni punti nodali, dai costi irrilevanti rispetto ai benefici conseguibili, si potrebbero recuperare migliaia di opportunità di Job a bordo, come autorevoli studi nel settore vanno evidenziando da molti anni. I punti meritevoli di attenzione sono: 1) - Istituire un soggetto giuridico comprendente gli Enti locali, i Ministeri Istruzione e delle Infrastrutture, la Confitarma e rappresentanti di categorie, per realizzare un sistema MET (2); 2 -Realizzare un Centro di Istruzione e Addestramento Marittimo (MET= Maritime Education and Training) del tipo di quelli esistenti in tutti i Paesi del mondo a vocazione marinara. Il Centro è gestito da un Governing Body esperto, autorevole e rappresentativo della comunità marinara; 3) Il Sistema MET deve istruire e formare sia gli Ufficiali (Coperta, Macchina, Impianti elettrici), sia i comuni (marinai, personale di cucina, di hotel e così via); 4) Le attività nel Centro MET si devono svolgere, per buona parte, in lingua inglese, condizione indispensabile in una diffusa realtà di equipaggi multinazionali; 5) Le attività del Centro MET devono assistere il personale navigante lungo l’arco della professione; 6) Tra le attività del sistema MET occorre prevedere non solo tutti i contenuti di IMO- STCW/95 etc. ma anche iniziative ed interventi proposti e ritenuti utili e convenienti dal Governing Body e dal soggetto giuridico (1). 7) Le attività MET si devono ispirare alle migliori pratiche (best practices) suggerite dal settore e dalla migliore ricerca internazionale sulla materia specifica; 8) Le attività MET vanno programmate in funzione della domanda potenziale e diffuse sia sotto l’aspetto tecnico giuridico sia per quello economico e sociale.
Strutture e risorse.
Per le strutture il Centro MET può contare su quelle degli ex Istituti
Nautici che ne fanno parte, a vario titolo, e di altre reperibili in
loco in posizione strategica. Un complesso di circa 15.000 mq coperti ed
altrettanti scoperti potrebbe essere sufficiente a far svolgere le
attività delineate con un beneficio economico e sociale per l’area del
Golfo di Napoli di enorme consistenza. Le risorse, di varie fonti,
devono essere commisurate ai benefici ottenibili per la comunità
marinara locale. CONSIDERAZIONE A CARATTERE GENERALE: Rientrano ovviamente nel progetto di sviluppo della nostra città tutte le iniziative in corso e/o programmate, come l’utilizzo di tutte le strutture pubbliche, la creazione di musei e pinacoteche, utilizzando anche le strutture esistenti, come Villa Macrina (già comunale, che potrebbe ospitare il Museo delle Arti Figurative) e Villa del Cardinale (di proprietà della Curia, con la quale potrebbe essere possibile stabilire un accordo per manutenerla ed utilizzarla). Senza porre limiti alle iniziative, si potranno anche utilizzare per fini culturali e turistici le testimonianze archeologiche sul territorio, come Villa Sora e le chiese interessate dalle eruzioni dei secoli scorsi; la creazione del Centro Leopardiano con sede nella Villa della Ginestra; il rilancio delle Ville Vesuviane esistenti sul territorio e tutto quanto la società civile vorrà indicare, niente escluso. Un particolare impegno dovrà essere profuso per potenziare le strutture sportive esistenti sul territorio, favorendone la crescita come qualità e numero. Per la “Cittadella dello Sport”, attesa dai torresi da oltre trent’anni e di cui il Comune ne ha finalmente esperito la gara ed allo stato risulta già affidata ad impresa specializzata la relativa costruzione in località Leopardi, sarà costante l’attenzione della società civile – come si spera della classe politica - per la sua realizzazione in tempi ragionevolmente brevi.
TEMPI TECNICI PER COMPLETARE IL PROGRAMMA: 10 ANNI. Avviare da subito il coinvolgimento della scuola sapendo che gli studenti di oggi saranno gli amministratori pubblici di domani. Affidare alla scuola il compito di monitorare le varie fase di realizzazione del programma, coinvolgendo i giovani nella crescita della loro città, crescita che dovrà essere consapevole e condivisa. Gli stessi giovani dovranno soprintendere alle varie fasi del progetto e dovranno essere costantemente interpellati per poter recepire da loro giudizi, pareri e consigli per migliorare il programma in un processo che dovrà conservare nel tempo la formula “work in progress”.
“Per indi poi…” mettiamo a sistema le nostre potenzialità e ritorniamo ad essere GRANDI !
Il presente documento vuole essere solo l’avvio per una discussione approfondita sul futuro della nostra città e, per essa, dei nostri figli e nipoti, ed è pertanto aperto a tutti coloro che vorranno contribuire ad integrarlo e a migliorarlo. Invitiamo i giovani che lamentano la mancanza di lavoro di avanzare proposte concrete per poterlo creare.
Facciamo con piacere a meno dei disfattisti e di chi è convinto che operare nella nostra città è impossibile, convinti come siamo che “costruire” il futuro è difficile, facile è “demolire”! Parafrasando la celebre frase di John Fitzgerald Kennedy “Non pensare a cosa la tua Nazione può fare per te, pensa a cosa tu puoi fare per la tua Nazione”, possiamo dire: “Non pensare a cosa il tuo Comune può fare per te, pensa a cosa tu puoi fare per il tuo Comune”. |