NOTE DELL'AUTORE
Già da parecchi anni, di tanto in tanto, mi balenava per la testa l’idea
di descrivere le vicende della mia travagliata vita lavorativa. Più
volte, per svariati motivi, sono stato costretto a cambiare, quasi
sempre incominciando daccapo, con grandi sacrifici, inconsapevole, a
volte, di coinvolgere le persone a me più care, pur di realizzare il
progetto che in quel momento avevo in mente.
Ho iniziato a navigare nel ‘63, con il consenso materno, avevo meno di
diciassette anni. Avevo la categoria più bassa del personale di
macchina, lavoravo a volte al limite della resistenza fisica su navi di
varie nazionalità. Poi, nel ’68, grazie ad alcuni corsi di formazione
frequentati a Genova ed alla qualifica dell’ENEM, fui assunto dalla
società di navigazione Lloyd Triestino del gruppo IRI FINMARE, con il
grado di sottufficiale con le mansioni di operaio motorista.
Fu proprio l’impatto con questo nuovo ambiente che fece nascere il
progetto di continuare gli studi: diventare un ufficiale del Lloyd
Triestino. Più pensavo a questo progetto e più in me diventava grande
il desiderio di realizzarlo.
L’ostacolo più
grande a questa realizzazione era l’aver messo su famiglia. Non
mi persi d’animo: a marzo del ’70, al mio primo imbarco dopo il
matrimonio, nella valigia avevo più libri che indumenti.
Ormai la corsa era iniziata proprio su di una vecchia nave l’“Antoniotto
Usodimare”, dove le grandi avarie e il duro lavoro quotidiano, che
durò quasi un anno, mi davano la forza di aprire i libri dopo una
giornata molto faticosa.
Fui, però, anche fortunato ad avere come mio diretto superiore il
capitano Fillini Bruno, il quale accortosi che studiavo, sondò la mia
preparazione e mi spronò a continuare e lo fece finché rimase a bordo.
Di me, poi, si ricordava, finché non finii gli studi, ogni volta che
arrivava a Napoli con le T/navi “Marconi e “Galilei”.
Ci incontrammo poi
da capitani a maggio del ’74, per una sostituzione di pochi giorni, fu
l’unico ad accettare, e grazie a lui andai a conoscere la mia seconda
figlia che era nata da un mese. Quando iniziai questa avventura, al
nautico di Torre del Greco, l’insegnante di macchine marine era l’ing.
Corradino Ciampa che mi consigliò il percorso da seguire per arrivare
alla maturità. Fu lui ad assicurarmi, che potevo sostenere in un’unica
sessione, l’esame di Aspirante e Capitano di Macchina. |

Nell’80, si presentò più volte l’occasione di una sistemazione a
terra, questo avrebbe comportato
un ulteriore sacrificio: paghe più
basse, iniziare una nuova vita lavorativa con tutti i disagi che essa
comportava.
Dopo dieci anni iniziò una seconda avventura quasi simile alla prima:
iniziai di nuovo con una delle categorie più basse di un’azienda
metalmeccanica. Dopo qualche anno fui selezionato e assunto da una
multinazionale americana quale conduttore nella centrale termoelettrica,
dove tentai di raggiungere il livello occupazionale che avevo lasciato
sulle navi conseguendo anche una ulteriore maturità più specifica.
Purtroppo qualsiasi sacrificio veniva vanificato. Intorno a me c’era
continuamente terra bruciata. La dignità e la professionalità venivano
continuamente calpestate. Decisi così di dare le dimissioni. Mancavano
pochi giorni allo scadere del preavviso, quando una telefonata mi
preannunciò una supplenza annuale nella scuola, iniziando così una
terza vita lavorativa sempre dai livelli più bassi. Ancora una volta,
dopo dieci anni, mi rimisi a studiare per partecipare ad un concorso a
cattedra bandito a luglio del ’90 per solo due posti. Per circa tre
anni non lasciai un solo giorno i libri perché uno di quei due posti
doveva essere mio e lo fu il cinque novembre del ’93, riscattandomi di
tutti i torti subiti nei dieci anni precedenti
Raimondo Martorano |