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Fu scrittrice-tipografa per forza perché nessuno voleva pubblicare i
suoi libri, specie i diari che coinvolgevano molti personaggi in
vista.
Un volto
solare, sbarazzino, trasgressivo, anche se non bellissimo.
I suoi libri e soprattutto i suoi diari hanno sforato il confine
netto tra letteratura erotica e la pornografia
"intellettuale". |
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Dal 21 febbraio 1903 a oggi è trascorso un secolo.
Anais avrebbe cento anni. – scrittrice, femminista, amante di tutti e di
nessuno. Figurano nella sua vita Henry Miller, e tanti intellettuali del
900 artistico e letterario tra la Parigi degli anni ’30 e la New York
degli anni ’40. Una donna che immola la propria femminilità sulla
sessualità ideale di tutti. Attraverso i suoi libri annaspa e dispera la
soluzione esistenziale tramite il sesso liberatorio e tenta di rimettere
assieme le tessere del mosaico spesso assurdo dell’esistenza: "Ero
una bambina, una moglie e un’amante, ma senza avvedermene avevo evitato
la donna: non ero una donna. Il sesso da solo non ha fatto di me una
donna. La passione di Henry non era bastata a fare di me una donna".
150 volumi, 35.000 pagine, deii suoi diari, custoditi attualmente allo
Special Collections Department della UCLA (e curate dall'Anais Nin Trust).
Non sono stati mai pubblicati tutti per rispetto della privacy dei
personaggi coinvolti.
Attraverso gli scritti di Anais si scopre un mondo ricco di fascino e di
meraviglia, che offusca persino la pornografia dei suoi pensieri espressi,
anche se in maniera colta. Anche le cose insignificanti, le persone più
semplici vengono descritte con analisi scrupolosa.
Nin trascorre una vita intensa e vissuta. Diceva: "La vita ordinaria
non mi interessa. Cerco solo i grandi momenti... Voglio essere una
scrittrice che ricorda agli altri che questi momenti esistono".
Nel 1973 la Nin ricevette una laurea ad honorem dal Philadelphia College
of Art; nel 1974 fu eletta al National Institute of Arts and Letters.
Il 14 gennaio 1977, Anaïs Nin muore di cancro a Los Angeles. Postumo uscì
la raccolta di racconti erotici "Il Delta di Venere". |
Dai suoi diari Anais "fotografa" l'ambiente
delle sue tipografie:
"…Vedemmo delle
stampatrici di seconda mano a settantacinque e cento dollari. Una funzionava
come una macchina da cucire di vecchio tipo, con un pedale. L’inchiostratura
doveva essere fatta a mano. Il venditore disse che avremmo potuto stampare
delle cartoline natalizie con un apparecchio del genere, ma non dei bei
libri.
…Scoprimmo dei fondi di magazzino, piccole quantità che i grossi editori
non possono usare, ma che erano ideali per noi. Carta buona. Comprammo i
caratteri tipografici. Fu consegnata la stampatrice. Prendemmo in biblioteca
un libro su come stampa re. Incominciai a imparare la composizione
tipografica. Mi ci volle un’ora e mezzo per comporre mezza pagina.
Decidemmo di incominciare con Inverno artificiale.
…Prime bozze di Inverno artificiale, composte a mano da me e stampate da
Gonzalo. E necessaria la sua forza fisica per azionare il pedale. Imparammo
nel modo più duro, grazie all’esperienza. Provando, inventando, cercando,
lottando. Lavoravamo sette o otto ore al giorno. Sognavamo, mangiavamo,
parlavamo, dormivamo con la stampatrice. Mangiavamo panini che sapevano
d’inchiostro, ci sporcavamo d’inchiostro unghie e capelli.
…Il rapporto col lavoro manuale e bellissimo. Si e in relazione corporale
con un blocco solido di lettere di metallo, col peso del vassoio, colla
giustezza degli spazi, con i ritmi e la tempra della macchina. Si
contrappongono le proprie facoltà a problemi concreti. Le vittorie sono
concrete, definibili, tangibili. Una pagina di stampa perfetta. Si può
toccare la pagina che si e scritta. Alla fine della giornata si può vedere
il proprio lavoro, soppesarlo. E fatto. Esiste".
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