Scrittori tipografi: VIRGINIA WOLF   pag.1

Virginia Wolf

Anais Nin

Emily Faithfull

William Morris

Augusta Lewis Troup

Hogarth Press prendeva piede. Stamparono "Prelude" di Katerine Mansfield stampato, però in 300 copie. I coniugi dovettero rinunciare alla stampa del voluminoso "Ulisses" di James Jojce, per la scarsa attrezzatura. Dopo il "Kev Garden" di Virginia la Hogarth Press ebbe clienti prestigiosi come E. M. Forster, Gertrude Stein, T. S Eliot, ecc.
La grafica delle copertine veniva prodotta in famiglia dalla sorella di Virginia, Vanessa che in fatto di stravaganza, insomma, di non starci con la testa, era palese, tanto che ad un festa di artisti  si accoppiò carnalmente in pubblico con l'intellettuale omosessuale Mayanard Keynes. E' strano come non abbiano risentito in maniera sostanziale il Futurismo di Marinetti che, però, era ancora agli albori.
E' probabile che qualche intemperanza sessuale l'abbia espressa pure Virginia, con i suoi alti e bassi di umore, ma nessuno ha mai messo occhio. In questo clima trasgressivo la tipografia andava avanti, ma Virginia lamentava la fatica fisica dicendo una volta: "Stampare è faticoso è peggio di allattare 6 bambini tutti assieme".
La Hologarth Press aveva successo perché dava libertà redazionale agli scrittori e non propinava purghe politiche. Pur essendo sinistroidi nel 1933 pubblicarono "Dottrina politica e sociale del Fascismo" di Benito Mussolini.

                
        Una delle rare foto delle Wolf ripresa di fronte

L'Istituto internazionale di Psicoanalisi affidò ai Wolf la pubblicazione dei loro saggi; ma l'amicizia con Freud, che adoravano, non influì mai positivamente sulla salute mentale di Virginia Wolf, la scrittrice tipografa per antonomasia.
Nel 1924 La tipografia si trasferì a Londra al Tavistock Square, 52. Nel 1939 si rit5rasferì a Mecklenburgh Square e nel 1940 a Letchworth, dopo le incursioni tedesche.
Già nel 1930 Virginia propose al marito di vendere la tipografia perché stressata e depressa per impegni fisici e intellettuali. John Lehman proveniente da Cambridge diede una mano ai Wolf, ma Virginia non reggeva la posta e la Hologarth Press venne offerta per poche migliaia di sterline. Il giovane collaboratore l'avrebbe rilevata, ma non aveva danaro sufficiente, entrò come socio, ma ben presto ne uscì.
Il "torchio" di Leonardo e Virginia Wolf è oggi esposto a Sissinghurst nel Kent. Gli oltre cinquecento pubblicazioni si trovano in America all'Università di Delaware.
Ma Wirginia Wolf non regge al rincrudirsi della problematica esistenziale che affligge tutti gli uomini in varia misura e ne soccombe. Scompare nel fiume Ouse presso Monk's House presso Rodmell. (continua)

La Hogarth Press

Probabilmente non è esistito un solo scrittore al mondo che non abbia desiderato, almeno una volta nella vita, di stampare i propri libri. E ciò segue una certa logica. 
Il sottoscritto, invece, (l'autore di questo sito e del libro "Da Magonza..."), è un raro tipografo che ha desiderato, invece,  di fare lo scrittore ed alcune volte è riuscito a farlo, a parte i suoi libri elettronici che sono i siti web. Il caso somiglia un po' a quello del padrone che morde il cane. 
Lo scrittore-tipografo emblematico è stato Virginia Stephen, più comunemente  conosciuta come Virginia Wolf, dal cognome del marito Leonard Wolf , funzionario governativo, però mormorato come un ebreo squattrinato.
Il salotto letterario frequentato da Virginia ricorda nomi di scrittori come Clive Bell (critico), David Garnett, Roger Fry (critico d'arte) E. M. Foster (Camera con vista), ecc.
La vita sociale ed un po' trasgressiva di Virginia Wolf non favoriva la sua fragile salute mentale. Così le venne l'idea di fondare una tipografia editoriale intorno al 1916 che prese il nome di "Hogarth press" ubicata ad Hologarth House a Rishmond nel Surrey. Ma nemmeno questa realizzazione gratificante e lo scrivere sollevarono la sua tendenza depressiva.
La macchina tipografica, probabilmente una pianocilindrica con puntatura a mano (dato l'epoca) che i biografi di Virginia chiamano impropriamente "torchio", fu acquistata con grande sacrificio dai coniugi Wolf. Dopo mille peripezie per imparare in prima persona ad usare il "torchio" uscì il primo tomo "Tho Stories" suddiviso in "The Mark on The Wall" di Virginia. Poi seguì un libro del marito Leonard "Three Jews" con incisioni di Dora Carrington. Il povero Leonardo fondeva la fatica intellettuale a quella materiale dell'uso della macchina tipografica nera e dirugginosa sbavante pasta di lino intrisa di nerufumo, quale l'inchiostro nero d'allora, che agiva per penetrazione nella carta, e risparmiava gli  snervanti lavaggi a mano dei numerosi rulli che stemperano inchiostri essiccanti per ossidazione.  Intanto Wirginia riconosceva che la loro stampa era sbiadita e postulava una miglioria del loro prodotto.
E' da notare che oggi le tirature dei grandi scrittori si basano sulle 1000-2000 copie per la prima edizione a parte libri dove si prevede la larga diffusione. Allora, come per i prototipografi, si orientavano sulle 150-200 copie. Insomma gli scrittori si leggevano tra di loro.